Il progetto del governo giallorosso: Lampedusa capitale europea dell’invasione

Roma. Da hot spot stracolmo di immigrati e pronto a esplodere, a centro d’accoglienza permanente dedicato all’integrazione di tutti i richiedenti asilo sbarcati, fino a elevare Lampedusa a città simbolo d’Europa.

Ecco il progetto subdolo e pervicace di Viminale e amministrazione locale per zittire i lampedusani che meno di un mese fa avevano bloccato il porto e impedito più di qualche sbarco fantasma. Vale a dire che dal vecchio modello Riace al nuovo modello Lampedusa il passo è davvero breve, facendo i dovuti distinguo. Ora infatti panorama e funzionalità dell’isola potrebbero presto cambiare tant’è che oltre al centro di accoglienza straordinaria, visto che i ricollocamenti non decollano perché la Ue non ne vuole sapere, il governo più rosso che giallo, ha pensato bene di elargire un milione e mezzo di euro dei soldi dell’erario statale al fine di «rendere Lampedusa un punto di riferimento europeo per l’incontro e il dialogo tra fedi e culture diverse». La proposta inizialmente è stata avanzata dal sindaco Totò Martello che in camera caritatis ha presentato al Viminale un progetto per gestire gli immigrati clandestini presenti tra Lampedusa e Linosa. E due giorni fa il progetto è stato accettato e finanziato: arriveranno i soldi nel comune di Lampedusa dove, oltre all’accoglienza smodata nel Cas verranno allestiti anche progetti d’aiuto e supporto agli stessi immigrati presenti e che presto diverranno stanziali. E così anche per quelli che arriveranno in futuro. L’idea iniziale, come si legge nel decreto del Dipartimento libertà civili e immigrazione, riporta una sintesi volta a «sviluppare interventi di promozione dell’integrazione, dell’educazione alla cittadinanza globale e della cultura di pace». L’approvazione dell’idea induce il ministero dell’Interno a cavarsela egregiamente nel coinvolgere buona parte della cittadinanza in una serie di percorsi che, a chiacchiere, produrranno lavoro e indotto. E perché no, da qui in poi si potrà anche auspicare a ottenere nuovi finanziamenti per elargire ulteriori servizi ai richiedenti asilo. Esattamente come suggeriva il modello Riace qualche anno fa. Ed ecco che scorrendo le pieghe dell’ultimo provvedimento si intravede quello che il futuro riserva ai lampedusani: è necessario «favorire la partecipazione degli stranieri alla vita pubblica e sociale e sensibilizzare la comunità d’accoglienza favorendo conoscenza e rispetto reciproci». Della serie che, gli piaccia o no, questa è l’unica via per la convivenza che l’esecutivo di Giuseppe Conte sta offrendo alla cittadinanza. Senza preoccuparsi affatto delle posizioni completamente opposte non solo di una maggioranza di residenti esausti ma anche di quelle del governatore siciliano Nello Musumeci furioso contro la retorica dell’accoglienza che troppe volte diventa business. Già, ma parlare di business non è politicamente corretto e allora via al buonismo più sfrenato e tanto ipocrita da calpestare l’economia dell’isola e del pregiato turismo diventato un mero ricordo. Spazio piuttosto a progetti sacrosanti s’intende – «per combattere le discriminazioni dirette e indirette, per l’accesso e la fruizione dei pubblici servizi, l’incremento e la promozione del confronto sui servizi d’integrazione per migranti e la valorizzazione delle buone prassi europee». Insomma partendo dalle stesse perifrasi dell’era Alfano e Minniti si potrebbe arrivare a una nuova, distopica realtà dove la fittizia accoglienza nei luoghi di sbarco si andrebbe a scontrare con progetti di integrazione irrealizzabili. Hotspot e Cas che esplodono e intorno piccole concentrazioni di baraccopoli inospitali.

il giornale.it

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