Dal ministero di Di Maio la nota per fissare l’aumento a Tridico

La notizia dello stipendio più che raddoppiato di Pasquale Tridico ha provocato l’inevitabile reazione del mondo della politica.

Tutti hanno puntato il dito o preso le distanze dal presidente dell’Inps, in passato già finito al centro di numerose bufere. C’è chi ha invocato le sue dimissioni, chi gli ha intimato di chiedere scusa agli italiani che stanno ancora aspettando la cassa integrazione ai lavoratori che la stanno aspettando da mesi e chi – è il caso, ad esempio, di Luigi Di Maio – chiederà chiarimenti.

La vicenda ha creato un vespaio non solo tra le fila dell’opposizione ma anche all’interno del Movimento 5 Stelle. Molti grillini non si capacitano di come sia stato possibile che il presidente dell’Inps abbia deciso di incrementarsi lo stipendio in un periodo di piena emergenza economica. In ogni caso, ha svelato Repubblica, dietro all’incremento della busta paga di Tridico ci sarebbe niente meno che Luigi Di Maio, quando l’attuale ministro degli Esteri vestiva i panni di vicepremier e ministro del Lavoro all’interno del governo gialloverde.

Accordo gialloverde

Riavvolgiamo il nastro. La legge 26 del 2019, la legge istitutiva di Reddito di cittadinanza e Quota 100, prevedevano che le retribuzioni dei suddetti vertici fossero fissate con un apposito decreto del ministro del Lavoro. E ci sarebbe una nota datata 12 giugno 2019 dell’allora capogabineto di Di Maio, Vito Cozzoli, a dimostrarlo.

Una nota, attenzione bene, che conterrebbe persino le cifre degli stipendi: 150mila euro al presidente, 100mila al vicepresidente e 23mila ai tre consiglieri dei due consigli di amministrazione (di Inps e Inail) ancora da nominare. La nota era stata indirizzata alla Direzione generale per le politiche previdenziali del ministero del Lavoro e, per conoscenza, anche al premier Giuseppe Conte, all’allora ministro del Tesoro, Giovanni Tria, e al Ragioniere dello Stato, Biagio Mazzotta.

A loro si chiedeva una “valutazione definitiva di congruenza degli importi” per predisporre “il decreto del ministero del Lavoro”, con la ratifica finale delle cifre indicate. Ebbene, scrive ancora Rep, questa nota sarebbe stato il frutto di un faticosissimo accordo raggiunto tra Di Maio e Salvini per spartirsi Inps e Inail.

A quanto pare, dunque, Conte sarebbe stato informato di tutto. Eppure, intervenendo al Festival dell’Economia di Trento, Conte ha negato di conoscere la storia. “Non ero personalmente informato di questa vicenda. Ho chiesto degli accertamenti perché vorrei approfondire la questione. Permettetemi di fare un approfondimento e poi farò una valutazione. Fatemi fare una verifica e alla fine parlerò”, ha dichiarato il premier.

L’irritazione di Gualtieri

Il decreto di Di Maio non riuscì tuttavia a vedere la luce, complice la caduta del governo Conte 1. Arriviamo così al decreto firmato lo scorso 7 agosto dal ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, e dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri (tra i più irritati per la vicenda). Il capogabinetto di Catalfo avrebbe confermato la nota del 5 dicembre ritoccando leggermente i valori degli stipendi del vicepresidente: 40mila euro più altri 60mila in caso di deleghe.

Ricordiamo che, dopo una mattinata di polemiche, nel tardo pomeriggio di ieri, sabato 26 settembre, la Direzione Risorse Umane dell’Inps è uscita allo scoperto ribadendo in una nota ufficiale di non aver corrisposto al presidente Tridico alcun compenso arretrato e che “in ogni caso, gli Uffici dell’Istituto non hanno mai previsto l’erogazione di un compenso arretrato al Presidente per il periodo che va da maggio 2019 al 15 aprile 2020”. Insomma, non c’è alcun effetto retroattivo sull’aumento dello stipendio di Pasquale Tridico, semplicemente più che raddoppiato in pieno lockdown.

il giornale.it

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