Augias: chi usa a sproposito la parola fascismo non ha capito niente del fascismo vero

Corrado Augias si ribella all’imposizione del politicamente corretto che induce ad abusare della parola “fascismo“. Termine da “maneggiare con cura”, avverte Augias rispondendo a un lettore su Repubblica.

Gli assassini di Willy non erano certo “fascisti”

E racconta di avere detto in televisione che gli assassini di Willy a Colleferro non potevano certo essere chiamati “fascisti”. Il fascismo era infatti un’idea politica mentre la brutalità di un pestaggio rimanda solo alla violenza e al nulla. Ebbene Augias ha ricevuto, per queste sue affermazioni, “lettere furenti” dove veniva accusato di filofascismo.

Basta con le imposizioni del politicamente corretto

“Questo accade – afferma Augias – perché nel campo dell’antifascismo si sono create alcune categorie diventate intoccabili.  E’ un’applicazione della correttezza politica che può diventare un ostacolo alla vera conoscenza della realtà, fascismo compreso”.

Una concezione laica dell’antifascismo

E Augias continua osservando che non è possibile accusare di complicità con il fascismo chi sostiene cose evidenti, come il fatto che durante il fascismo, ad esempio, si svilupparono un’architettura e un’urbanistica tra le più avanzate. Oppure chi osserva che il progetto dell’Eur era un ottimo piano di decentramento urbani utile alla città di Roma. “La mia opinione – conclude Augias – è che una concezione laica dell’antifascismo non ha bisogno di nascondere dati certi della realtà storica”.

In altre parole: il politicamente corretto non può imporre di negare l’evidenza, e cioè che il fascismo ha fatto anche “cose buone”. Non una frase ad effetto, non un’asserzione propagandistica ma, per dirla con Augias, un “dato certo della realtà storica”.

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