Russia, nessun ‘effetto Navalny’: Putin stravince anche le elezioni amministrative

Sono stati quasi 35 milioni i russi chiamati al voto nella tornata amministrativa che si è conclusa nella serata di ieri. In ballo l’elezione di 18 governatori e 11 parlamenti regionali oltre ad altri enti locali e alcuni deputati in consultazioni suppletive per la Duma. Al di là dei numeri, il voto assumeva un forte carattere simbolico viste le polemiche in seguito al presunto avvelenamento di Alexei Navalny, vicenda ancora poco chiara ma sfruttata dagli avversari esterni e dagli oppositori interni per cercare di screditare il presidente russo Valdimir Putin. Anche stavolta però, come già in altre occasioni, la narrativa dei media progressisti si è scontrata con la realtà dei fatti che ha visto i candidati del partito putiniano Russia Unita uscire vincitori in praticamente tutte le consultazioni.

Putin vince ovunque

Non solo in zone tradizionalmente favorevoli, come la Crimea (dove il sindaco di Sebastopoli, Mikhail Razvozhaev, si conferma con oltre l’80%) o il Tatarstan (con il presidente della Repubblica, Rustam Minnikhanov, che sfiora il 90% dei consensi, nonostante l’attacco ricevuto a pochi giorni dal voto dalla ‘Fondazione anticorruzione’ di Navalny su presunte ricchezze di famiglia nascoste all’estero), ma anche in alcune sfide considerate alla vigilia come ostiche per i candidati filo-governativi. Nella regione nord-occidentale di Arkhangelsk vi sono state forti proteste popolari in seguito alla decisione di costruire una discarica dove stoccare rifiuti provenienti da Mosca, nonostante questo il candidato di Russia Unita, Alexander Tsibulskiy, ha trionfato con il 70% dei voti. Nella regione di Irkutsk, Siberia sud-orientale, il candidato sostenuto dal Cremlino, Igor Kobzev, si trovava a dover affrontare la forte concorrenza del comunista Mikhail Shchapov, molto radicato sul territorio in virtù delle sue battaglie sociali e ambientaliste, che però si è fermato al 26% contro il 60% del candidato di Russia Unita.

E anche le “roccaforti” di Navalny…

I candidati filo-governativi si impongono senza problemi con percentuali oltre il 70% nelle regioni di Rostov, Krasnodar, Kostroma, Bryansk, Leningrado, Chuvashia, Penza, Tambov, Kamchatka, Voronezh, Perm e Komi. Anche nei due distretti di Mosca dove si è andati al voto in elezioni suppletive per la Duma a spuntarla sono stati i candidati di Russia Unita. Ma arriviamo ai due appuntamenti più importanti per l’opposizione liberale, quelli nelle città di Novosibirsk e Tomsk, dove Navalny e i suoi sostenitori avevano concentrato tutti i loro sforzi in campagna elettorale. Novosibirsk è una città tradizionalmente incline alla protesta politica e dove l’apparato amministrativo locale non gode di grande consenso essendo stato recentemente accusato di speculazioni per favorire alcuni costruttori locali. Tomsk è una città universitaria e storica ‘roccaforte’ degli attivisti di Navalny. Nonostante ciò in entrambe le città Russia Unita s’impone come primo partito, a Novosibirsk con il 38% dei consensi e a Tomsk con il 24,5%. Da registrare in quest’ultima città l’elezione in due collegi municipali dei coordinatori locali del movimento di Navalny. Piuttosto magro come bottino complessivo.

Altro che “smart voting”

Ricordiamo che la tattica elettorale utilizzata dal blogger, personalmente incandidabile in quanto condannato per frode e appropriazione indebita, è quella del cosiddetto ‘smart voting’, ovvero dare indicazione di voto a favore del candidato di opposizione considerato più forte, indipendentemente dalle sue idee e dal partito di appartenenza. Una strategia che però fino ad oggi non ha conseguito grandi risultati. Nonostante le speranze dei globalisti quindi nessun ‘effetto Navalny’, ma una ennesima conferma della tenuta di consenso di Putin e del suo partito Russia Unita.

Lorenzo Berti

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