Mughini contro Ferragni: il fascismo con la tragedia di Colleferro non c’entra, chi lo dice è imbecille

Il riferimento al fascismo nella tragedia di Colleferro fa inorridire Giampiero Mughini. Il giornalista e scrittore, in una delle consuete lettere a Dagospia, smonta pezzo dopo pezzo la propaganda della sinistra secondo cui i quattro picchiatori che hanno ucciso Willy sarebbero “fascisti”.

Chiara Ferragni: il problema è la cultura fascista…

Una tesi che ha affascinato anche Chiara Ferragni, la quale, avventurandosi dal terreno della fashion blogger a quello impervio della politica e della storia, ha detto che il problema sta nella “cultura fascista” degli aggressori di Willy Monteiro. 

Mughini: i fratelli Bianchi fascisti? Dirlo è da imbecilli

Mughini non cita l’influencer  Ferragni ma si rivolge a quell’insieme collettivo di aedi della sinistra che hanno definito fascista l’agguato di Colleferro al povero Willy. Esordisce così: “Confesso che trovo assolutamente fuori luogo il riferimento al “fascismo” nel senso che i due bruti di Colleferro – i “gemelli Bianchi” – ne sarebbero l’odierna incarnazione. Appioppare a questi due uomini/fogna la qualifica di “fascisti” non solo è da imbecilli, ma non aiuta minimamente a spiegare l’atroce realtà che i due rappresentano”.

Non vi sono analogie tra i fascisti veri e i bruti di Colleferro

E subito dopo sottolinea: “Credere che l’anima del fascismo consistesse nell’avventarsi in quattro contro un ragazzo inanime a terra è una bestialità grande così. Furono fascisti Giuseppe Bottai, Mario Sironi, il giovane Giuseppe Pagano poi morto in un lager nazi, il giovane Mino Maccari, il giovane Romano Bilenchi, l’architetto Luigi Moretti (uno dei più grandi architetti del Novecento). Trovate dei punti in comune tra questi personaggi e i due bruti di Colleferro?”.

Mughini parla poi dell’arditismo e della violenza sfociata nel fascismo contestualizzando il tutto nella fase incendiaria post-bellica.

L’esaltazione della violenza fine a se stessa

“Non che io voglia giudicare da un paio di fotografie – conclude Mughini – ma mi pare che in loro l’esaltazione della violenza e anzi la religione della violenza fosse l’elemento costitutivo della loro identità. E’ quel che si chiama una sottocultura, i cui indizi sono numerosissimi nella nostra democrazia di massa. Ahimè numerosissimi.

I parapiglia fuori dalle discoteche non sono un nuovo omicidio Matteotti

“Ragazzi che crescono e si avviano e reagiscono nella vita quotidiana come fossero allo stato brado. Succedono dei parapiglia a ogni uscita dalle discoteche, e questo ogni ora che Dio manda in terra. Solo che questo non c’entra nulla con l’assassinio di Giacomo Matteotti, al quale seguirono per rappresaglia otto fascisti assassinati. Il fascismo – ho detto il fascismo e non la sua caricatura – non c’entra niente ma proprio niente con la tragedia di Colleferro”.

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