“Manica impraticabile”. Per fermare i migranti basta copiare Londra

A Roma le chiacchiere. A Londra i fatti. E, in mezzo, la comune grana dei migranti. Ma cominciamo dai protagonisti. Al Viminale noi abbiamo Luciana Lamorgese, un ex prefetto di Milano promosso ministro dell’Interno dal governo giallorosso.

All’Home Office di Londra Boris Johnson ha messo invece Priti Patel, una 48enne tatcheriana di ferro figlia di una famiglia indiana arrivata a Londra dall’ex-colonia ugandese. Ma le differenze tra le due «ministre» non si fermano qui. La Lamorgese travolta quest’anno dallo sbarco di 15mila migranti, tra cui 6.429 tunisini e 2.338 bengalesi alla ricerca d’una comoda sistemazione italiana – il 29 luglio ha battuto i pugni sul tavolo definendo «inaccettabili» quegli arrivi. L’unico risultato sono stati gli ulteriori 2mila 224 intrusi accomodatisi in Italia nei 15 giorni successivi. Per non parlare del costo delle navi da crociera affittate al prezzo di 4 milioni di euro più Iva al trimestre per gestire la quarantena dei migranti positivi al Coronavirus. Un prezzo che alla fine andrà moltiplicato per molte volte visto che ciascuna delle navi prevede la sistemazione di un massimo di 250 migranti.

E ora andiamo dall’altra parte della Manica. Lì anche la signora Priti Patel deve vedersela con un bel po’ di indesiderati in arrivo dalle coste francesi. Dall’inizio dell’anno più di 4mila e 100 «clandestini», come li chiama la ministra di Sua Maestà, hanno raggiunto le bianche scogliere di Dover. Un traffico bruscamente impennatosi ai primi di questo mese quando gli sbarchi hanno toccato quota 650, con una punta massima di 235 arrivi nelle 24 ore il 6 agosto. Poca roba se paragonata agli oltre 7mila arrivi sulle nostre coste nel mese di luglio e ai 1.321 registrati nei primi 13 giorni di questo mese. Ma Priti Patel e il governo di Sua Maestà non la pensano così. Una settimana fa l’omologa della nostra Lamorgese ha convocato Dan O’Mahoney, un ex ufficiale dei Royal Marines, veterano del Kosovo e dell’Iraq, e gli ha conferito la carica di «Comandante per la Minaccia dei Clandestini nella Canale» ordinandogli di rendere «impraticabile» la rotta della Manica.

Non vogliamo neppure immaginare cosa potrebbe succedere qui da noi se, non Salvini, ma la rispettabilissima Lamorgese convocasse un ex ufficiale dei Marò chiedendogli di bloccare a qualsiasi costo barchini e gommoni in navigazione nel Canale di Sicilia. In Inghilterra dove, stando ai sondaggi, il 50 per cento dei sudditi non prova alcuna simpatia per i migranti non è volata una mosca. E così Priti Patel ha spedito O’Mahoney a Parigi ordinandogli di mettere con le spalle al muro le autorità d’oltremanica e raggiungere un’intesa per fermare i trafficanti d’ uomini. Il tutto mentre chiedeva alla Difesa di mettere a punto, in caso di mancato accordo, un’operazione della Royal Navy per bloccare i barchini in partenza da Calais. E per non sbagliare pretendeva l’immediato decollo di un pattugliatore incaricato di individuare le partenze e segnalarle ai funzionari del presidente Emmanuel Macron.

E così mentre in Italia, a dispetto delle dichiarazioni della Lamorgese continuavano gli sbarchi e si moltiplicavano i costi, in Inghilterra già s’intrevvade una soluzione. Dan O’Mahoney rientrato dal Parigi ha annunciato il piano comune per bloccare a Calais i trafficanti mentre la signora Patel ha fatto sapere di esser pronta a rispedire in Francia e Germania 557 dei 4.100 indesiderati approdati quest’anno.

In poco più di una settimana, insomma, ha ottenuto quel che la nostra Lamorgese non è riuscita nemmeno ad abbozzare in oltre 11 mesi.

il giornale.it

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