Lacrime e sangue nella sanità: adesso Monti sbarca all’Oms

L’ufficio regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha istituito una Commissione per la Salute e lo Sviluppo sostenibile con l’obiettivo di “ripensare le priorità relative alle politiche da attuare alla luce della pandemia” causata dal nuovo coronavirus.

A presiedere la commissione sarà l’ex premier italiano e attuale presidente dell’Università Bocconi, Mario Monti, colui che ha promosso l’austerità in Italia nel 2011, con il suo governo improntato sulla “spending review”. La Commissione sarà composta da ex capi di stato e di governo, scienziati ed economisti, capi di istituzioni sanitarie e di assistenza sociale e leader della comunità imprenditoriale e delle istituzioni finanziarie, riporta il sito dell’istituzione.

Così Monti detterà l’agenda per conto dell’Oms

Compito della Commissione presieduta dall’ex premier Monti sarà analizzare i sistemi sanitari dei diversi Paesi e come questi ultimi hanno risposto alla pandemia Covid-19, formulando raccomandazioni sugli investimenti e le riforme da attuare per migliorare la resilienza dei sistemi sanitari e di assistenza sociale. Insomma, detterà una vera e propria agenda. La Commissione, si legge, cercherà di “elevare l’assistenza sanitaria e sociale come priorità sociali e politiche, riconosciute come fondamentali sia per lo sviluppo sostenibile che per la coesione sociale”. Il dottor Hans Henri P. Kluge, Direttore regionale dell’Oms per l’Europa, ha dichiarato: “Il nostro obiettivo è posizionare la salute al primo posto dell’agenda politica all’interno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e rafforzare la resilienza dei sistemi sanitari e di assistenza sociale nei 53 Stati membri. Siamo orgogliosi che il professor Mario Monti, molto stimato per la sua leadership dimostrata come Primo Ministro italiano in un momento critico, come Commissario europeo e come Presidente dell’Università Bocconi, abbia accettato di presiedere la Commissione”.

“Sono onorato di presiedere la nuova Commissione paneuropea per la salute e lo sviluppo sostenibile”, ha affermato l’ex premier Mario Monti. “Questa pandemia ha aggravato le disuguaglianze e le divisioni che stanno paralizzando le nostre società e impedendo il progresso verso lo sviluppo sostenibile. Considero la decisione dell’Oms di istituire questa Commissione indipendente di alto livello come un passo progressivo verso la formazione di un approccio più efficace e integrato alla salute e al benessere, come un fondamento per lo sviluppo sostenibile”.

L’austerità durante il suo governo: “Come mettere Dracula all’Avis”

“‘Migliorare i sistemi sanitari e di protezione sociale. Questo è l’incredibile compito assegnato dall’Organizzazione mondiale della sanità a Mario Monti, l’uomo che da premier più ha tagliato la sanità pubblica. Come mettere Dracula all’Avis. L’ennesima perla di un ente che, dopo i fallimenti del Covid, andrebbe fortemente ripensato” commenta su Facebook il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza. In effetti, i dati sui tagli alla sanità parlano chiaro e in maniera inequivocabile. Anziché eliminare gli sprechi senza diminuire i servizi, le manovre di Monti questi hanno avuto l’effetto contrario: hanno ridotto al limite l’ossigeno dei nostri servizi sanitari. Come riporta IlGiornale.it, si parte con il decreto “Salva Italia”, seguito dalla spending review del 2012. Uno dei punti cruciali riguardava il taglio dei posti letto che dovevano passare da un 4 per ogni mille abitanti a un massimo di 3,7. Per la cronaca, si tratta di uno 0,3% che avrebbe potuto “pesare” fino a 20mila posti in meno. Allo stesso modo il tasso di ospedalizzazione, cioè il numero di ricoveri medio annuale per 100mila abitanti, è stato abbassato da 180 a 160.

Monti è in buona compagnia. Non è il solo che ha distrutto il mondo ospedaliero. Dopo di lui, i governi Enrico Letta, Matteo Renzi – soprattutto – e Paolo Gentiloni. Esecutivi che non hanno introdotto alcuna inversione di tendenza per risollevare le sorti dei nostri poveri medici e presidi ospedalieri. Uno studio della Fondazione Gimbe ha calcolato in 37 miliardi di euro i tagli effettuati dal governo Monti in poi, anche se apparentemente sembrerebbe il contrario. Dal 2011 a oggi la spesa sanitaria, infatti, è passata da 105,6 miliardi a 114,4, con un aumento dello 0,8% annuo, ma, in questo stesso periodo, l’inflazione è aumentata dell’1,07% ogni anno. Di fatto, quindi, si è speso meno da quando l’economista Mario Monti, con il Salva Italia, ha portato avanti una spending review. La situazione peggiora nel 2015 quando il governo di Matteo Renzi impose alle Regioni 4 miliardi di contributi per le casse dello Stato. Soldi che arrivarono con la rinuncia dei due miliardi promessi da Roma per la sanità che, dopo la riforma del Titolo V della Costituzione voluta dal centrosinistra, è di competenza delle Regioni.

il giornale.it

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