Reddito di cittadinanza, il bluff che imbarazza Luigi Di Maio: al Sud ci sono più assegni che poveri

A un anno e mezzo dall’entrata in vigore del Reddito di cittadinanza, misura-bandiera del Movimento 5 Stelle, i conti non tornano. Ma proprio per niente. C’è una disparità tra la distribuzione dei poveri, a livello nazionale, e gli effettivi percettori del sussidio. Per capirci: al Sud ci sono più cittadini col Rdc che poveri. Proporzione che al Nord si ribalta. Com’ è possibile? Colpa dei furbetti, probabilmente. Cioè, di coloro che – e ne vengono fuori quotidianamente – hanno fatto domanda pur non avendo titolo. Oppure è una questione di mentalità. Ovvero, gli indigenti settentrionali sono meno inclini a ricorrere all’assistenzialismo di Stato. Fatto sta che i numeri sono questi: al Sud c’è il 31,6% dei poveri, ma viene distribuito il 43,2% degli assegni. Nelle isole il 13,5% dei poveri e il 23,2% degli assegni. Nel Nord ovest c’è il 23,8% dei poveri, ma solo il 13,8% degli assegni. Nel Nord est 16,7% dei poveri e appena il 6,4% degli assegni. Facendo due conti, Sud e Isole si prendono i due terzi del malloppo, pur avendo il 45% dei poveri.

LA PLATEA
Questi dati si possono incrociare con quelli diffusi, qualche giorno fa, dall’osservatorio dell’Inps su Reddito e Pensione di cittadinanza. La cifra media dell’assegno statale è 521 euro al mese. E va a un milione e 221 mila percettori. Da inizio anno le famiglie che hanno chiesto di accedere ai sussidi, ricevendo risposta positiva, sono il 15% in più, pari a 1,059 milioni di nuclei. Numeri che si sommano a quelli della nuova misura di supporto in risposta al coronavirus: il Reddito di emergenza. Al 30 giugno risultano 209 mila i nuclei percettori di almeno una mensilità di questo strumento, con 518 mila persone coinvolte e un importo medio mensile di 572,48 euro. La pensione di cittadinanza interessa invece 131 mila nuclei per un importo di 240 euro. A fronte di 1,2 milioni di famiglie che hanno usufruito di questi strumenti, sono coinvolte 2,9 milioni di persone, di cui 1,9 milioni nelle regioni del Sud e nelle Isole, 587 mila nelle regioni del Nord e 390 mila in quelle del Centro. Per il Reddito di emergenza, un bonus temporaneo che varia dai 400 agli 800 euro a famiglia, risultano, al 30 giugno, 209 mila nuclei percettori di almeno una mensilità. Sono dunque 518 mila le persone coinvolte, per un importo medio mensile di 572,48 euro. Il 49% delle domande è però stato respinto e il 5% è in attesa di definizione della domanda. Guardando alle singole Regioni, quelle con il maggior numero di nuclei percettori sono la Campania (18,4%), la Sicilia (16,1%) e il Lazio (11%).

SFORZO FINANZIARIO
Finora per il reddito e la pensione di cittadinanza sono stati spesi circa 7 miliardi e 180 milioni di euro, sommando gli importi erogati per il sussidio dal mese di avvio, ovvero da aprile dello scorso anno. Solo a giugno, ultimo mese disponibile, sono stati spesi circa 601 milioni. Un enorme sforzo finanziario. Ma il Rdc, ad oggi, sta fallendo la sua missione. Che non sarebbe quella di spesare i disoccupati per stare a casa. Ma di aiutarli a trovare un lavoro. I “fortunati” sono solo 40mila. E la stragrande maggioranza ha fatto da sola, certamente non grazie alle politiche attive del governo, affidate a un carrozzone inutile che si chiama Anpal. Poi c’è la vergogna. Quella dei furbetti che quotidianamente vengono pizzicati con il sorcio in bocca. Nelle ultime ore sono stati pizzicati tre affiliati alla ‘ndrangheta che percepivano il Rdc. C’è inoltre il caso di un pensionato di Lanciano, che riceveva l’assegno nonostante avesse quaranta immobili di proprietà. E infine gli immancabili pusher, arrestati a Ragusa, tre dei quali destinatari della misura assistenziale.

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