Luca Palamara, il “Fatto Quotidiano” come casella postale: così secondo l’accusa Travaglio veniva a conoscenza delle manovre

Si aggrava la posizione di Luca Palamara. All’ex membro del Csm viene contestato, tra le altre cose, il segreto di ufficio in cui è coinvolto anche un altro magistrato romano, l’amico Stefano Fava, già indagato a Perugia. I due avrebbero manovrato per screditare la reputazione dell’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e del suo aggiunto Paolo Ielo per gestire la sua successione e nominare chi di loro gradimento. Ma c’è di più perché stando a quanto riferito dagli inquirenti, Palamara lo avrebbe fatto usufruiendo del Fatto Quotidiano. “I due pm violando i doveri inerenti alla propria funzione – fanno sapere i magistrati – rivelavano ai giornalisti notizie di ufficio che sarebbero dovute rimanere segrete”. In sostanza Fava, che era il titolare del fascicolo su Piero Amara, ex legale esterno dell’Eni, “con l’aiuto e l’istitigazione di Palamara”, spiffera tutto al quotidiano.

Una notizia emersa e che Palamara vuole chiarire. La toga, infatti, si dice totalmente estranea alle notizie pubblicate sul quotidiano di Marco Travaglio. “È ferma intenzione del nostro assistito per evitare inutili e pretestuosi stillicidi e per sgombrare il campo da possibili ed ulteriori contestazioni su asserite utilità ricevute” spiegano i legali di Palamara che comunque si trovano con una brutta gatta da pelare.

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