Santa Sofia ora è una moschea: migliaia in preghiera a Istanbul

La prima preghiera del venerdì all’interno di Santa Sofia, che nel frattempo è stata riconvertita in moschea, ha richiamato la presenza di centinaia di fedeli di religione islamica.

C’era da aspettarselo: il segnale dato da Erdogan al mondo occidentale ha un portato simbolico e geopolitico non irrilevante. E il leader turco, in funzione dell’inaugurazione, aveva persino deciso d’inoltrare un invito a papa Francesco, che dal canto suo ha espresso la sua preoccupazione per la situazione venutasi a creare, dicendo di essere “molto addolorato” durante uno degli ultimi Angelus.

La cerimonia ufficiale che segna la riconversione di Santa Sofia dovrebbe avere inizio nel corso della tarda mattinata di oggi. Il presidente Erdogan, intanto, è arrivato presso la nuova moschea. Pare che le persone riunitesi attorno all’edificio per l’evento odierno siano talmente tante da aver costretto l’autorità a disporre un vero e proprio “stop” alla possibilità di entrare a Santa Sofia. Non c’è più spazio per accogliere altri musulmani, dunque. Un’altra testimonianza della portata storica di quanto disposto in Turchia. Anche nella nazione di Erdogan esistono norme prescrittive funzionali ad evitare la diffusione dei contagi da Sars-Cov2. Ma in relazione all’evento inaugurale di oggi, quelle norme non sembrano rappresentare un ostacolo. Primo venerdì di preghiera alla moschea di Santa Sofia a Istanbul, partecipa anche ErdoganPubblica sul tuo sito

Il flusso di persone, comunque sia, è destinato a continuare. E le notizie giunte dalla Turchia sin dalla prima mattinata già registrano la presenza di migliaia di persone. Come ripercorso dall’Adnkronos, nel corso della giornata odierna, è già stato possibile visionare la nuova targa apposta sull’ex basilica di Istanbul: “La Grande Moschea di Hagia Sophia”. Il colore della scritta è il verde, che è tipico per la religione musulmana. Papa Francesco, dal canto suo, non prenderà parte all’evento: era prevedibile.

Intanto, alcuni vescovi, sia appartenenti alla Chiesa cattolica sia membri di quella ortodossa, sembrano non volersi rassegnare alla riconversione: due missive inoltrate dall’Australia e sottoscritte da ecclesiastici sottolineano come la speranza che questa fase sia solo transitoria non si sia spenta del tutto: “Preghiamo anche che con il tempo la decisione venga annullata, in modo che Hagia Sophia possa essere di nuovo un luogo comune per tutte le persone e un emblema di pace”, hanno fatto presente entrambi gli episcopati. Ma la volontà di Erdogan non sembra conoscere ripensamenti.

Quasi novant’anni dopo, a Santa Sofia si tornerà a recitare le preghiere islamiche. Con buona pace di chi aveva pensato che quel luogo potesse continuare ad essere un baluardo della bontà del dialogo interreligioso.

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