L’economia dell’Italia affonda e Conte vara un decreto vuoto

“La madre di tutte le riforme”, “Trampolino di lancio per la ripartenza del Paese”. Così Giuseppe Conte, in conferenza stampa da Palazzo Chigi, loda il decreto Semplificazioni varato dalla sua maggioranza giallorossa, non senza intoppi e problemi.

E liti. Nonostante le centinaia di pagine, condite da innumerevoli tecnicismi, un testo vuoto di contenuti che non può certo fare da impulso all’arrancante economia tricolore.

Ecco, a tal proposito, in mattinata è arrivata la doccia fredda, anzi gelata, delle stime della Commissione Ue sulla crescita dell’Eurozona. Per l’Italia si parla sostanzialmente decrescita, dal momento che il crollo del Pil nel 2020 è stato stimato nell’ordine dell’11,2%. Nell’outlook dell’Ocse i dati negativi non sono finiti e, anzi, tornerà a impennarsi la disoccupazione: secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, il tasso schizzerà al 12,4%.

Come se non bastasse, è arrivato il carico da novanta anche da parte dell’Istat: quasi il 40% delle imprese del Belpaese – il 38% per l’esattezza – è a rischio sopravvivenza, rischia il fallimento. Nel mentre l’inquilino di Palazzo Chigi loda il decreto e l’operato del governo, come se questi numeri non esistessero. Come se il dl Semplificazioni fosse una risposta a questi numeri drammatici…

Nella notte, attorno alle quattro, dopo ore passate a litigare, è arrivato il via libera del consiglio dei ministri – “salvo intese” – al dl che andrà a regolare gli appalti per le opere pubbliche e quelli che sono i rapporti tra la Pubblica Amministrazione e il cittadino. Il premier aveva annunciato la conferenza stampa di presentazione del decreto via social (non una novità…) fissandola per mezzogiorno; il sedicente avvocato del popolo si è presentato con una mezzora di ritardo per spiegare, con tanto di slide, il provvedimento. Tanto fumo e poco arrosto, si può dire.

“Oggi è una giornata importante. Nella settimana di confronto agli Stati generali è stato corale l’appello a far correre il Paese. Questa riforma è un trampolino di lancio di cui l’Italia ha bisogno per il rilancio del Paese”, dice il presidente del Consiglio che poi annuncia di aver individuato, insieme al Mit, 130 grandi opere strategiche per le quali si possono sbloccare i cantieri. “Questo provvedimento rappresenta la base per il nostro Recovery Plan, il nostro piano per la ripresa, per il rilancio. Questo pomeriggio partirò per un tour europeo, per elaborare una strategia in vista del prossimo consiglio europeo”, ha aggiunto ancora Conte. Una delle novità principali a livello buracratico riguarda gli appalti “veloci”: d’ora in avanti non sarà più prevista la gara d’appalto per le commesse sotto i 150mila euro; in questo caso i lavori saranno affidati direttamente alle ditte.

Una novità anche sullo snodo del reato di abuso d’ufficio: “Andiamo a colpire chi non fa, e non più il dirigente che si assume la responsabilità di firmare per sbloccare un’opera. Su questo, c’è stata larghissima convergenza; interveniamo per modificare e circoscriverne la portata ma non lo aboliamo affatto”, ha puntualizzato il premier, che ha poi sottolineato: “Prevediamo una violazione di specifiche regole di condotta perché possa scattare la fattispecie criminosa e non più per principi generali”.

Nelle prossime settimane il testo passerà all’esame del Parlamento e dovrebbe essere approvato dopo l’estate, in autunno. Quando l’economia italiana, bisognosa di aiuti concreti, potrebbe essere ulteriormente sprofondata.

il giornale.it

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