Ghedini e le bugie delle toghe: “Registrazioni già depositate”

“La vicenda delle confessioni postume del giudice Amedeo Franco al suo imputato ha profili torbidi e inquietanti”. Questa è una parte del comunicato diramato dalle toghe progressiste di Area, in cui viene denunciato come la registrazione sia stata divulgata a molti anni di distanza, dopo la morte del giudice Franco, “in un contesto che appare favorevole ad accreditare qualsiasi ignominia per screditare e delegittimare i magistrati e la giurisdizione”.

Una narrazione che ha lasciato esterrefatto l’avvocato di Silvio Berlusconi. Niccolò Ghedini, nell’intervista rilasciata a La Verità, non ha usato giri di parole per attaccare chi è convinto della tesi in questione: “Non sanno neanche cosa dicono”.

Anche perché bisogna partire da un principio: la Corte europea per i diritti dell’uomo stabilirà se quella registrazione è falsa, “mica loro”. Ma perché dovrebbe esserlo? Il difensore del Cav ha sottolineato che quelli di Area stanno commettendo un errore di fondo, in quanto le registrazioni di Franco sono nella disponibilità della Corte europea da cinque anni: “È una cosa gravissima che la magistratura italiana voglia intervenire su un atto procedimentale di un’autorità sovranazionale”. In molti sostengono che abbia approfittato del clima anti-toghe creato dal caso Palamara per fare la denuncia: “Non c’entra un tubo. Glielo ripeto, quella cosa lì era depositata da cinque anni”.

“Insinuazioni? Una follia”

Ghedini è del parere che la realtà dei fatti sia la seguente: in un momento particolarmente attento alle questioni legate alla magistratura, un giornalista ha semplicemente recuperato gli atti del procedimento considerando che le carte depositate alla Corte europea sono tutte pubbliche. “Per questo le insinuazioni di Area sono una follia. Hanno sempre detto che Berlusconi non voleva farsi processare e Berlusconi è stato processato”, ha aggiunto. Poi ha svelato che a quell’epoca avrebbero potuto tirare fuori le registrazioni quando il presidente di Forza Italia era in affidamento in prova ai servizi sociali, ma lui non ha voluto: “Così le abbiamo prodotte davanti alla Corte europea e Franco era ancora vivissimo quando gli atti sono andati alla Cedu. Adesso abbiamo depositato l’audio”.

Continua a tenere banco la questione relativa al possibile golpe giudiziario ai danni di Berlusconi, dopo lo scandalo scoppiato sull’intercettazione telefonica mandata in onda dalla trasmissione Quarta Repubblica. Ghedini ha fatto sapere che fin dall’inizio è stata data la disponibilità delle trascrizioni e alla Corte europea era stato detto che, volendo, le registrazioni erano a disposizione: “La memoria aggiuntiva di aprile riguardava al 90% la sentenza civile che ci ha dato recentemente ragione”. Successivamente è stato ricordato che la vicenda del giudice Franco non era stata mai sentita: “E a questo punto gli abbiamo dato anche l’audio. Certo se l’avessero convocato prima avrebbero potuto ascoltare la sua versione dalla sua viva voce”.

Dunque la Corte europea per i diritti dell’uomo aveva da anni la possibilità di visionare questo materiale? “Avevamo solo chiesto che le trascrizioni non fossero rese pubbliche, ma erano narrate all’interno dell’atto a disposizione del giudice naturale precostituito per legge, che poteva quindi in qualsiasi momento prenderne visione”. Infine ha concluso ribadendo che era a disposizione anche dell’autorità italiana “perché il governo italiano viene informato sempre delle carte depositate”.

il giornale.it

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