Finti matrimoni ed esami di italiano con immigrati clandestini, 5 arresti e 78 indagati a Milano

Milano, 3 lug – La Questura di Milano mette a segno un altro colpo contro il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, arrestando 5 individui e denunciandone altri 78 e smantellando così un’organizzazione che mediante matrimoni di comodo ed esami accomodati di lingua italiana permettevano l’ingresso e il soggiorno nel nostro Paese di immigrati. Significativamente chiamata ‘Falsa promessa’, l’indagine coordinata dalla magistratura milanese e portata avanti dalla Polizia di Stat ha gettato un po’ di luce su quel vasto e spesso sotterraneo mondo che punteggia ormai i nostri spazi urbani: CAF, agenzie di servizi e di disbrigo pratiche, in moltissimi casi gestiti direttamente da cittadini extra-comunitari, specialmente nord-africani. Non mancavano gli italiani, naturalmente, tanto che dei cinque soggetti arrestati due sono di nazionalità italiana e tre stranieri, le cui posizioni sono state ritenute dagli inquirenti le più gravi, integrando ipotesi delittuose di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, induzione al falso ideologico in atti pubblici, corruzione e rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, dietro compenso di danaro.

L’operazione milanese arriva a una settimana dalla scoperta, nel reggiano, di una organizzazione dedita alla combinazione di matrimoni di comodo tra vietnamiti e italiani, al fine di far ottenere con facilità il permesso di soggiorno ai cittadini stranieri. In questo caso l’indagine prende avvio da alcune verifiche effettuate dagli agenti dell’Ufficio Immigrazione della polizia di Stato di Reggio, insospettiti dopo aver constatato la serialità di questi matrimoni e soprattutto le anomalie riscontrate tra gli sposi: enorme differenza di età, l’aver vissuto in Italia e in Vietnam senza essersi mai incontrati prima e addirittura il non conoscere l’uno la lingua dell’altra con tutte le difficoltà, o meglio a dirsi impossibilità, di comunicazione inter-personale. I matrimoni in alcuni casi venivano celebrati in Vietnam e con istanza immediatamente successiva di ricongiungimento familiare. L’indagine ha portato alla luce la ramificata e capillare organizzazione criminale vietnamita la quale tratteneva per sé la gran parte dei proventi, lasciando ai complici italiani somme piuttosto esigue.

Entrambi gli episodi, non i primi e di certo sfortunatamente non gli ultimi, dimostrano come l’immigrazione continui ad essere a tutti gli effetti un notevole business in cui sono coinvolti come parte attiva – e contrariamente alla solita vulgata che vede nel cittadino straniero solo il povero sfruttato – proprio i cittadini stranieri; sono loro che nella miriade di money transfer, agenzie di servizi, agenzie per cuori solitari riescono a organizzare traffici illeciti e sistemi ingegnosi ma criminali per arricchirsi, spesso con la complicità di individui italiani, soli, anziani ed economicamente bisognosi, che si prestano a sposalizi fittizi.

Cristina Gauri

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