Carola sta con Black lives matter: “Giusto tagliare fondi a polizia, razzismo strutturale anche in Europa”

Roma, 26 giu – La speronatrice di motovedette della Guardia di Finanza, Carola Rackete, torna a parlare. A distanza di un anno dal suo ingresso non autorizzato nel porto di Lampedusa, l’ex “capitana” della Sea Watch rivendica le sue gesta e si scaglia contro la politica razzista dell’Unione europea. In una intervista all’agenzia tedesca Dpa, la Rackete parla dei “diritti negati dei migranti” ma anche del Black lives matter. Per l’attivista antifascista “il razzismo strutturale è un problema tanto nell’Ue quanto negli Stati Uniti”. E quale soluzione per la piaga del razzismo europeo? “Se #BlackLivesMatter negli Stati Uniti richiede di tagliare i fondi ai dipartimenti di polizia“, spiega la Rackete, “di conseguenza dobbiamo chiedere la stessa cosa in Europa con #DefundFrontex“.

“Abbattere la fortezza Europa”

Insomma tagliare i fondi per il controllo dei flussi migratori e far entrare tutti. “L’intero concetto di questa agenzia è di applicare la politica di confine razzista degli stati europei. Proprio questa settimana, Sea-Watch ha visto un aereo di Frontex che coordinava un’operazione di rimpatrio illegale in Libia. Ed è solo uno dei molti casi noti e documentati”. Per la Rackete “bisogna abbattere la fortezza Europa creata per far morire i poveri dalle coste del Mediterraneo dove nessuno li vede. Ci deve essere uguaglianza e libertà per tutti, per vivere e muoversi senza paura per la propria vita”.

Coronavirus “una scusa per comprimere i diritti degli immigrati”

Per l’ex capitano della Sea Watch anche la crisi del coronavirus in realtà è solo una scusa per comprimere ulteriormente i diritti degli immigrati. “I Paesi europei stanno sfruttando la crisi causata dal coronavirus per ”mettere da parte i diritti umani e per smettere di rispettare la legge del mare. Malta, in primo luogo, ma anche altri stati europei, tra cui la Germania, stanno sfruttando la pandemia”. In tutto questo, Carola Rackete non perde occasione per ribadire come l’essere bianchi sia sostanzialmente un priovilegio. “Come la maggior parte degli europei, noi – in quanto membri dell’equipaggio di Sea-Watch 3 – siamo soprattutto una cosa: dei privilegiati. Ciò non significa che non affrontiamo alcun problema nella vita. Significa che nel mio caso, come donna bianca, non ho avuto paura per un secondo che la polizia potesse uccidermi durante l’arresto o dopo in cella come invece è successo a molti neri, anche in Germania. Ed è per questo che dobbiamo agire’

Davide Romano

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