Prete “antimafia” condannato a 14 anni: riciclava milioni di euro destinati all’accoglienza degli immigrati

Roma, 26 giu – Le vie degli apparenti benefattori sono infinite. Talmente tanto da portare a volte nella selva oscura del malaffare. Ma quanto successo a Isola Capo Rizzuto, nel crotonese, è emblematico di un metodo marcio portato avanti da qualche personaggio con l’aureola cherubina. Edoardo Scordio, ex parroco del comune calabrese, è stato condannato a 14 anni e sei mesi di reclusione dal Tribunale di Crotone dopo essere stato arrestato nel maggio 2017 con l’accusa di aver gestito, a proprio uso e consumo, un flusso di denaro destinato all’accoglienza degli immigrati. Ma l’aspetto se vogliamo ancor più sconcertante è che don Scordio fino a quel giorno era considerato un prete antimafia. Dunque un’immacolata e rispettabilissima figura di sacerdote che in realtà era dedito ad attività illecite.

Milioni di euro stanziati dallo Stato

Il processo, scaturito dall’operazione Jonny della Dda di Catanzaro, si è concluso non solo con la dura pena inflitta a don Scordio. I giudici hanno stabilito infatti anche altre 22 condanne, appurando le ingerenze della cosca Arena nella gestione del Centro di accoglienza per immigrati e nell’economia del territorio di Isola Capo Rizzuto. Un caso impressionante che due anni fa mise in luce un sistema criminale per il quale vennero indagate 124 persone e arrestate altre 68. Tra gli altri anche l’ex governatore della Misericordia, Leonardo Sacco e appunto lo stesso don Scordio, entrambi accusati di associazione mafiosa. In pratica l’inchiesta aveva mostrato come la cosca Arena fosse riuscita a intascarsi 36 milioni di euro dei 105 stanziati dallo Stato per l’assistenza degli immigrati, lucrando in particolare sul servizio catering. A vario titolo le accuse furono: estorsione, porto e detenzione illegale di armi, associazione mafiosa, malversazione ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture e truffa aggravata.

Chi era don Scordio

Ma nel dettaglio, che tipo di traffici illeciti portava avanti don Scordio? Come riportato da L’Eco del Sud, che gli immigrati (per coloro che se ne occupavano) fossero un colossale affare da centinaia di milioni di euro era purtroppo cosa nota dal 2017. Don Scordio però era particolarmente amato dai fedeli, anche perché negli anni Ottanta divenne noto per la sua lotta alla ‘ndrangheta. Erano celebri le sue omelie in piazza contro la criminalità organizzata. Eppure a un certo punto… A un certo punto, stando all’accusa, il prete “antimafia” divenne un ‘mammasantissima’ affiliato al clan Arena. E sugli affari di quest’ultimo con la locale Misericordia saltò fuori il ruolo di primo piano svolto dal sacerdote. Insomma il parroco che denunciava i crimini della mafia sembrava proprio essere legatissimo alla mafia. A tal punto da gestire un flusso di denaro di milioni di euro e da riciclare i soldi in Svizzera, paese in cui vive il fratello.

Eugenio Palazzini

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