Forteto, il pm: “Ho pianto e ricevuto pressioni, in Toscana per 30 anni leggi sospese”

Firenze, 22 giu – “Ho pianto nella mia stanza quando leggevo gli atti dei bambini mandati al Forteto“. Di fatto “in Toscana per 30 anni si è assistito alla sospensione di tutte regole e leggi in materia” di affidamento dei minori. Sono le toccanti parole pronunciate dal sostituto procuratore di Firenze, Ornella Galeotti, pm che ha indagato sugli abusi nella comunità a lungo modello della sinistra. Il pubblico ministero, che ha rappresentato l’accusa nel processo di primo grado conclusosi con la condanna per 16 persone, interrogata dalla Commissione d’inchiesta parlamentare non ha esitato a raccontare per filo e per segno quanto da lei appurato sulla vicenda.

“Molti colleghi mi hanno tolto il saluto”

Non solo le indicibili violenze perpetrate, ma anche i colpevoli silenzi istituzionali, le reticenze, i numerosi ostacoli incontrati per ricostruire i fatti. “Il processo andò avanti con turbative molto importanti – ha detto Galeotti. “Molti reati erano prescritti già al momento in cui abbiamo iniziato a indagare e dunque non abbiamo potuto procedere”.
Il pm rivela anche la ricusazione del giudice Bouchard: “Mi sono sentita molto sola – ha spiegato – molti colleghi con cui avevo relazioni cordiali mi hanno tolto il saluto, ho visto cose accadere in questo processo che non ho visto quando lavoravo in Calabria”.

Ma fortunatamente “ho avuto l’appoggio dalla sua nomina del 2014 del capo del mio ufficio, che ha dato dei segni di presenza nel processo”. E “ci sono stati dei colleghi, pochi, che mi hanno sostenuto sul piano personale. Alcuni mi hanno detto che era tutta una sciocchezza perché gli accusatori erano dei calunniatori che avrebbero gettato la maschera”, ha spiegato inoltre Galeotti. Non solo, secondo il sostituto procuratore “il Forteto aveva interesse a ricevere minori per la sopravvivenza stessa, aveva bisogno di forza lavoro”. Dunque “il Forteto ha goduto di una manovalanza gratuita, nessuno ha mai riscosso lo stipendio”. Galeotti, nel ricostruire durante la deposizione l’agghiacciante caso, ha affermato poi di essersi “pentita dell’impugnazione che abbiamo fatto in appello per il reato di violenza sessuale di gruppo”. Questo perché, a causa dei meccanismi della giustizia, “ha determinato una serie di impicci in cui molti reati si sono prescritti”.

Le pressioni subite

Il giudice ha dichiarato inoltre di aver ricevuto pressioni, fatto se vogliamo doppiamente grave visto quanto accaduto al Forteto. “Le pressioni non sono arrivate dalla politica – ha specificato Galeotti- ma non mi sembra né utile né significativo dirlo qui a voi. Diciamo che erano modalità molto scivolose, un po’ lumacone, per arrivare a stipulare degli accordi con il collegio di difesa di Fiesoli. La Procura ovviamente non ha ceduto ed è tutto proseguito senza conseguenze”. In generale sul Forteto, secondo il giudice, “c’è stato un atteggiamento per cui sembrava che il processo si dovesse svolgere secondo le idee di qualcuno, che non accettava che potesse succedere qualcosa d’altro”.
Ora però su queste atrocità la Commissione parlamentare può e deve indagare, tenendo di conto anche della fondamentale ricostruzione del magistrato che per anni si è scontrata con un vergognoso sistema di coperture incrociate.

Alessandro Della Guglia

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