Le trattative tra Pd e M5s per cancellare i decreti sicurezza

“Menomale che Sergio c’è”: è questa la frase forse più usata dagli esponenti della maggioranza che a breve spingeranno per le modifiche da attuare in blocco sui decreti sicurezza voluti soprattutto da Matteo Salvini tra l’ottobre 2018 e l’agosto scorso.

Questo perché lo scudo che i giallorossi potrebbero utilizzare per il colpo di spugna sulle norme approvate con il Conte I sarà costituito principalmente dai rilievi mossi a suo tempo da Sergio Mattarella.

Ma andiamo con ordine. Quando nel settembre scorso è stato dato vita al Conte II e quindi all’alleanza tra Pd e M5s, la parola d’ordine nei settori più a sinistra della maggioranza era quella di “discontinuità” dalle mosse di Salvini in fatto di immigrazione. Il Movimento Cinque Stelle però non voleva del tutto perderci la faccia: quelle norme le hanno votate anche i grillini, dunque non potevano smentire (ancora una volta) sé stessi nel giro di poche settimane.

Per settimane dei colpi di spugna da dare ai decreti sicurezza di Salvini non se n’è più ufficialmente parlato. La questione è cambiata dopo la vittoria alle regionali emiliane del candidato dem Bonaccini, il 26 gennaio scorso. Il Pd ha voluto imprimere un’accelerata alle modifiche sui decreti in questione, il 17 febbraio scorso era stato presentato un piano da parte del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, poi il Covid-19 ha bloccato tutto.

Adesso però la questione si ripropone: il Pd scalpita, il M5s non vorrebbe produrre grossi scossoni ad una norma che ha approvato nemmeno un anno fa. Ecco quindi che tra le due principali forze della maggioranza sono in atto delle opere di mediazione. Le quali hanno come base, per l’appunto, i rilievi mossi dal Quirinale.

Dem da un lato e grillini dall’altro possono usare i pareri del Presidente della Repubblica avanzati lo scorso anno come giustificazione delle modifiche da attuare ai decreti Salvini. I rilievi, nella fattispecie, riguardavano le maxi multe contro le navi Ong e l’importanza per l’Italia di tenere fede ai suoi impegni internazionali in fatto di sicurezza in mare.

Ma Pd e M5s si limiteranno soltanto a questi due aspetti? Assolutamente no: in questi giorni su Repubblica sono uscite indiscrezioni sul piano che il ministro Lamorgese dovrebbe presentare nella prossima riunione di maggioranza. I rilievi del Quirinale sarebbero soltanto delle “teste di ponte” su cui poi far avanzare tuti i punti cari soprattutto al Partito Democratico.

Dunque non dovrebbero soltanto essere ridimensionate le multe alle Ong. Si parla, in particolare, di installare nuovamente un sistema di accoglienza diffusa, così come di ridare la possibilità di iscrivere presso l’anagrafe comunale i richiedenti asilo. Non è tutto: dovrebbero infatti essere abbassati da 4 a 2 anni i tempi per la definizione dell’iter di concessione della cittadinanza italiana e da 180 a 90 giorni i tempi invece di detenzione degli immigrati destinati al rimpatrio.

Poi c’è anche un punto molto caro soprattutto a sinistra, ossia l’aumento della platea di migranti a cui destinare le protezione speciali. Nel decreto sicurezza infatti è stata tolta la protezione umanitaria, favorendo l’inserimento invece di una serie di protezione speciali da valutare caso per caso. I grillini non vorrebbero togliere questo meccanismo, ecco quindi che la mediazione con i dem dovrebbe portare ad un risultato in grado di lasciare intaccata sulla carta la protezione speciale, aumentando però i casi in cui essa può essere ottenuta. Si tratta, di fatto, di un ripristino della situazione antecedente ai decreti sicurezza.

Il M5s, proprio come accaduto per la norma sulla sanatoria, si appresta a cedere su tutti i fronti. Il Pd si prepara ad esultare e Conte a ringraziare per un ulteriore possibile prolungamento della vita del suo governo.

il giornale.it

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