Ecco la “botta” sui pagamenti: aumenta la “tassa” alla cassa

Uno dei limiti al tetto del contante è costituito dalle tasse che piovono sugli utilizzatori delle carte di credito, a partire dai commercianti.

“Occorrerebbe accompagnare la limitazione dell’uso dei contanti alla massima riduzione degli oneri bancari sulle transazioni sia con carte che sui bonifici, altrimenti la convenienza all’uso delle banconote difficilmente farà incrementare l’utilizzo di strumenti tracciati. E quindi alla fine la riduzione del limite non sarà poi così utile”, spiegava qualche giorno fa il commercialista, Stefano Pizzutelli, al Giornale.it. Questo è quanto dovrebbe succedere in un Paese che sa guardare lontano. Bene, in Italia non è così. Accade addirittura il contrario. E a pagare sono sempre gli stessi: cittadini e aziende. Accade, invece, che gli intermediari finanziari hanno aumento le loro commissioni.

La Nexi, il gruppo che gestisce le infrastrutture per i pagamenti elettronici, alla fine dello scorso febbraio ha inviato agli esercenti di attività commerciali dotati di Pos una modifica contrattuale delle commissioni da pagare quando un consumatore acquista un bene o un servizio con la carta elettronica. Le nuove condizioni offerte, spiega Il Tempo, hanno registrato una diminuzione delle tasse solo per i circuiti di pagamento stranieri (poco utilizzati nel Paese). Per questi i costi sono scesi dal 4,45% al 2,29%. Una boccata di ossigeno per i negozianti. Ma, a sorpresa, è arrivato un contemporaneo aumento delle commissioni bancarie per i servizi normalmente utilizzati dagli italiani (Maestro, MasterCard, Visa, V pay) dallo 0,97% all’1,24%.

Un vero disastro. Una decisione che rischia di aggravare ulteriormente i bilanci delle piccole attività. Nexi ha motivato gli incrementi con la rimodulazione dei corrispettivi in seguito all’evoluzione del contesto economico e finanziario. Un altro dato negativo che la pandemia porta con sé. Il risultato non cambia però perché il rincaro si è tramutato in un’autentica tassa sui commercianti che, non potendo dismettere il servizio di pagamento elettronico (che dal primo luglio il Pos sarà obbligatorio per tutti) non potranno fare altro che pagare.

Questo accade in un momento in cui il limite dell’utilizzo del contante passa dal primo luglio per legge da 3mila (come stabilito nel 2016 dal governo Renzi) a 2mila euro, una riduzione che dovrebbe far aumentare l’uso del pagamento elettronico. E che arriva nonostante il premier, Giuseppe Conte, si sia impegnato ad azzerare o ridurre sensibilmente le commissioni. Insomma, il governo ha previsto che dal primo luglio, in concomitanza con la riduzione della soglia di contante, sia previsto l’avvio di un credito d’imposta sulle commissioni pagate per l’utilizzo del Pos da parte degli esercenti con un valore pari al 30% delle commissioni addebitate per le transazioni effettuate con pagamento da parte dei clienti mediante carta.

Uno sconto del 30% proprio sui costi sostenuti da chi vende, quando accetta carte di pagamento elettronico. Ironia della sorte, però, il bonus del 30% previsto è pari esattamente all’incremento registrato nei costi delle commissioni. Qualcosa di paradossale e che di certo non aiuterà il commercio in questo periodo di grave crisi. Un salasso che aggraverà la già difficile condizione economica di questi piccoli imprenditori.

il giornale.it

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