Gaffe ed errori, ma Tridico si vanta: “Dall’Inps un fiume di denaro”

Dal presunto attacco hacker ai ritardi allucinanti per erogare la cassa integrazione. L’Inps fa acqua da tutte le parti come il suo portale web. Una lunga sfilza di cadute di stile e di imbarazzi all’interno degli ingranaggi della macchina previdenziale.

Ma la cosa surreale è che il suo presidente, Pasquale Tridico, ignora gaffe ed errori. Dribbla fame e malcontento. Anzi, approfitta di un’intervista su Tpi, per vantarsi: “Da noi un fiume di denaro”. Se a gennaio qualcuno gli avesse detto che l’istituto di previdenza avrebbe gestito 26 miliardi di euro (oltre ai 10 del decreto Cura Italia), riuscendo a coprire 18 milioni di persone (e 11 milioni di persone nel decreto Cura Italia), lo avrebbe scambiato per un matto. “Invece è esattamente quello che stiamo facendo”.

Tridico è orgoglioso dei suoi uomini. Parla di risultati sorprendenti e salta a piè pari gli enormi problemi che stanno affliggendo l’Inps in queste settimane. A proposito dei ritardi nel pagamento della cassa integrazione, il presidente sottolinea: “Ci sono state delle polemiche e mi dispiace. Adesso abbiamo dalle regioni tutte le domande. Ma bisogna anche capire il contesto. Anche le regioni si sono trovate di fronte una valanga di richieste”. Come se questo giustificasse ritardi abnormi nel pagamento del sussidio. Qualcosa che hai lavoratori è costato molto caro.

Approfitta per fare ulteriori promesse: “Con il decreto Rilancio, Cig pagata entro 15 giorni”. Il governo ha infatti deciso che ci sarà l’anticipo della cassa integrazione del 40% dato su domanda. Per quanto riguarda i cittadini rimasti senza aiuto, Tridico fa sapere: “Su 7,5 milioni di potenziali percettori, noi abbiamo già pagato, tra conguagli e pagamenti diretti, casse integrazioni a 5 milioni di cittadini. Ma le attese sono finite”, assicura “copriremo in breve tutti coloro che hanno diritto”. Tridico rivendica i risultati raggiunti. “Io credo che l’Inps in questa crisi si sia confermata come il perno dello Stato sociale. Non era facile. Non era scontato. Con la miriade di strumenti messi in campo abbiamo aderito a ogni piega della società italiana”.

E addirittura afferma che all’estero ci hanno preso come modello: “Ci sono gli inglesi che vorrebbero copiare da noi la cassa integrazione”. In Inghilterra si sarebbe aperto un dibattito e non per criticarla: “Perché la vogliono adottare”. Sorvola sui tempi di erogazione in alcuni casi infiniti. Si difende: “I ritardi ci sono stati, ma per via del meccanismo previsto dalla legge, non per nostri ritardi. Le aziende, e i suoi consulenti, fanno domanda alle regioni, che la mandano all’Inps. Poi l’Inps rimanda la pratica alle aziende. E poi le aziende rimandano la richiesta definitiva indietro solo nel mese successivo all’approvazione”.

Il presidente Inps trincera il suo operato. “Nel solo mese di aprile abbiamo erogato cassa integrazione pari a quella stanziata per tutti gli ultimi anni di crisi”. Sono 859 milioni di ore. “E a proposito di capacità previsionale, arriveremo presto a pagare un miliardo e 200mila ore”. Si sofferma sul bonus da 600 euro. È un tema che lo appassiona. Ignora quegli elementi che non hanno funzionato: il crash del sito, il furto dei dati personali di centinaia di utenti. E coglie l’occasione per battersi il petto: “Dicevano che non sarebbero mai arrivati. E invece sono arrivati. E dico di più: quelli che hanno già avuto i 600 euro adesso hanno già ottenuto due milioni di bonifici. Il mio parrucchiere ha avuto i soldi il 16 aprile. E quando sono andato a tagliarmi i capelli aveva già avuto il rinnovo automatico. E in tutto questo abbiamo continuato a pagare 20 milioni di pensioni, invalidità, maternità, e prestazioni a cittadini e servizi alle aziende per 41 milioni al mese”.

Poi un nodo cruciale: le partite Iva. “Gli autonomi e le partite Iva erano i lavoratori che conoscevamo meno. Adesso sappiamo molto più su di loro. Così come conosciamo meglio i poveri grazie al reddito di cittadinanza. Avevamo stimato una platea di 4,8 milioni. Ne abbiamo già liquidato 4 milioni, vediamo se arriveranno anche altri”. Scarica il barile sul governo per quanto riguarda gli esclusi: tanti, troppi. Se eri lavoratore dello spettacolo, ti spettava il contributo se avevi lavorato almeno trenta giorni nel 2019. Fuori gioco. Se eri un lavoratore agricolo dovevi avere almeno 51 giornate. Fuori gioco. Non prendi i 600 euro se hai un altro reddito o pensione. Fuori gioco anche questi.

Infine, si concentra sul reddito di emergenza. In due giorni l’Inps ha già ottenuto 50mila domande. “Questo strumento lo abbiamo pensato per tutelare i lavoratori più deboli, magari i sottopagati”. Secondo Tridico nessuno è rimasto indietro. “Abbiamo coperto tutte le categorie”, afferma orgoglioso. Ma il Paese reale, quello che tutti i giorni fa i salti mortali per portare il cibo in tavola, sommessamente, dissente.

il giornale.it

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