Dal caffè al taglio dei capelli, i prezzi aumentano per la tassa Covid: “Non è speculazione”

Da Castelnuovo di Asola, nel Mantovano, a Castelvetrano, nel Trapanese, da Milano a Roma, da Bordighera a Genova, da Castagnole di Paese a Catania, sono arrivate decine di segnalazioni con tanto di scontrini come causa principale delle polemiche: nel mirino di diversi clienti sono finiti soprattutto parrucchieri ed estetiste, che al conto hanno aggiunto dei balzelli variabili per compensare tutte le spese necessarie per la messa in sicurezza dei propri locali.

Una situazione che vede l’aumento dei prezzi andare dai due ai dieci euro sotto la voce di tassa Covid, contributo sanificazione, presidio Covid. Sulla questione è intervenuto Massimiliano Dona, che parla di “aumenti opachi” e sottolinea lo sforzo economico messo in campo da dentisti e studi medici, che stanno mettendo in carico ai pazienti 10 euro per quanto riguarda i dispositivi di sicurezza obbligatori.

Il presidente di Consumatori.it ha specificato che – anche per comprensione umana ed empatia per le drammatiche circostanze provocate dall’emergenza Coronavirus – si paga volentieri un caffè 1 euro e 20 o un cappuccino 1 euro e 40. Però c’è da considerare un fattore molto importante: “Il problema è se questi incrementi diventano strutturali e non durano soltanto un mese e mezzo”. Le prime lamentele alle associazioni di categoria, su tutte Codacons e Unione consumatori, non sono tardate ad arrivare. C’è chi parla di speculazioni, ma è un termine di cui Marco Accornero – segretario generale dell’Unione artigiani – non vuol sentir parlare: “È un dato oggettivo: le mascherine costano, le sanificazioni pure, i dispositivi di sicurezza anche”. A essere coinvolti maggiormente dalla crisi sono stati parrucchieri ed estetiste, che adesso sono stati costretti ad affrontare costi supplementari: “Noi non incoraggiamo gli aumenti, ma non ci sentiamo di stigmatizzarli”.

“I prezzi devono essere esposti”

Uno scenario simile – ma ovviamente con tutte le differenze del caso – si era verificato all’inizio della pandemia, quando Altroconsumo aveva presentato un esposto all’Antitrust per i costi folli degli igienizzanti su Amazon. I consigli ora non mancano. “I prezzi devono essere esposti, è un obbligo di legge. Se non ci piacciono, ce ne possiamo andare”, suggerisce il coordinatore delle indagini sui prezzi Marco Bulfon. Intanto la Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) ha annunciato che metterà in campo ogni iniziativa per tutelare l’immagine della categoria: “Prima untori, ora speculatori. Non possiamo accettare di essere trattati così!”.

Al momento la priorità dei pubblici esercizi è quella di riportare le persone nei locali garantendo loro il massimo della sicurezza e della convenienza: “Attaccare in modo indiscriminato l’intero comparto, alzando un polverone ingiustificato sull’aumento dei prezzi, non è soltanto discutibile sul piano della responsabilità ma anche in termini legali”. Come riportato dal Corriere della Sera, Andrea Guerrieri ha fatto sapere che la sera riesce a spostare tutti i tavolini sulla piazza: “Non abbiamo toccato i prezzi di cappuccini e brioche, che fanno parte della consuetudine di chi viene da noi”. Il titolare con il fratello Gianluigi del bar Madera a Milano ha ritoccato di un solo euro alcuni piatti: “Un secondo che costava 17 euro ora ne costa 18, uno da 13, quattordici. Nessuno ha protestato”.

il giornale.it

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