Fazio fa il “fratacchione”: «I clandestini non esistono». E la Meloni lo distrugge (video)

Giorgia Meloni va da Fabio Fazio. Da Silvia Romano al Mes, dall’emergenza coronavirus alla fase 2 passando per la giustizia e gli equilibri nel centrodestra. E all’immigrazione. Giorgia Meloni è tornata a Che tempo che fa, nel salotto di Fabio Fazio per un’intervista a tutto campo, a partire dalla stretta attualità. Un Fazio che si è mostrato palesemente infastidito e che durante la trasmissione ha cercato più volte di metterla in difficoltà. Tentativo maldestro che però non ha funzionato. Giorgia Meloni lo ha messo in un angolo. «Una bella notizia il rientro di Silvia Romano. Spero e auspico che ora il governo si prodighi per andare a stanare i suoi carcerieri e i suoi rapitori. Sarebbe un dramma se passasse il messaggio che rapire italiano possa essere remunerativo, serve un messaggio netto in tal senso. Occorre dare il segnale che non è affatto un buon affare rapire gli italiani», dice la leader di Fratelli d’Italia. Ora, prosegue sulla liberazione della cooperante italiana, «una riflessione andrà fatta anche sul tema della conversione di questa ragazza. Dopo i festeggiamenti – dice ancora – occorre dare il segnale che l’Italia sarà implacabile con chi si permette di rapire i nostri connazionali».

Meloni su emergenza coronavirus

Si passa all’emergenza coronavirus. «Il tema della tutela dei nostri cittadini è al primo posto. Bisogna fare ragionamenti complessi ma sensati sulle riaperture. Alcune cose si possono stabilire, anche in base alla conoscenza del virus. La fase due andava votata in Parlamento: se era accettabile non votare per i primi giorni d’emergenza, non lo poteva essere così anche per la seconda fase. Leggo cose surreali, io dico che almeno le riaperture siano sensate. Penso a una riapertura per fasce di età: va considerata la protezione dei più anziani e va considerato il fatto che il virus, man mano che scende l’età, diventa meno letale», afferma.

Meloni: «Non possiamo riaprire per codici Ateco»

«Trovo ingiusta la riapertura per settori – incalza – sono stati condannati a morte interi comparti, non possiamo riaprire per codici Ateco», osserva la leader di FdI. «Se avessimo elementi incoraggianti per i bambini, e ce ne sono per quelli sotto i 10 anni, potremmo valutare l’apertura delle scuole per aiutare le mamme e le famiglie in difficoltà. Poi – aggiunge – test veloci a tappeto per individuare subito i focolai e aperture per settori. Chi si adegua ai criteri di sicurezza deve poter ripartire. Dico no a trattare i territori più colpiti come quello che non lo sono stati meno».

«Il Mes è un trattato»

Perché non crede nel Mes? Per una battaglia ideologica? «Sembra che ci stiano regalando 36 miliardi, ma non è così. Ci dicono che questi soldi non hanno vincoli e non ci sono condizionalità sulla base di un dialogo tra commissione europea e Eurogruppo. Mi corre l’obbligo di ricordare che il Mes non fa parte delle istituzioni europee, è un trattato», dice Meloni in un botta e risposta serrato con Fazio. «I prestiti, Fazio, hanno sempre condizioni ed è normale che ne abbiamo», dice Meloni.

Meloni: «Tra due anni ci ritroviamo la troika dentro casa»

«Lei pensa che restituiremo 36 miliardi in 2 anni? No. Tra 2 abbiamo, semplificando, la troika dentro casa». «Noi chiediamo titoli di stato a lunghissima scadenza, qualcosa su cui gli italiani potrebbero essere spinti a investire. Dovremmo chiedere alla Bce di comprare i Bot patriottici che non riusciamo a piazzare sul mercato come stanno facendo tutte le banche centrali. Gli italiani non sarebbero certo costretti a comprare, sarebbero uno strumento efficace» su cui investire.

Capitolo giustizia

Il dl sulle scarcerazioni varato dal Cdm «non è sufficiente per ritirare la mozione di sfiducia», afferma. «Valuteremo il decreto nel merito – premette la leader di FdI – ma penso sia stato gravissimo che nel momento in cui in Italia ci sono state delle rivolte nelle carceri che avevano chiaramente una regia della criminalità organizzata, lo Stato invece di dare punizioni esemplari si sia piegato a quello che volevano i boss. Non so perché il ministro Bonafede abbia fatto una cosa così folle, se sia incompetenza o se siano trattative non lo voglio sapere, ma è evidente che è incompatibile col ruolo che riveste».

La coalizione di centrodestra

Che cosa la distingue da Matteo Salvini? «Io sono la destra, FdI è il partito della destra. La Lega ha fatto un altro percorso». Luca Zaia leader del centrodestra? «Il leader della Lega è Matteo Salvini e non credo che sarebbe gentile e carino da parte mia mettere bocca in una vicenda del genere», dice Meloni rispondendo a Fazio. «Zaia ha gestito molto bene la fase dell’emergenza in Veneto, veloce nelle decisioni, decisioni chiare e nette. È stato efficace, se il governo nazionale si fosse mosso con la stessa velocità avremmo evitato tante cose». Tra le altre “l’aperitivo ai Navigli” poco prima del lockdown. «Sicuramente non vado al governo con giochi di Palazzo, ma se ci arriverò sarà perché mi ci hanno spedito gli italiani con il loro consenso e il loro voto».

La propaganda di Fazio sugli immigrati

Il tema  della regolarizzazione dei 600.000 migranti ha conclamato lo scontro tra Fazio e la Meloni. Il conduttore le ha chiesto perché sia contraria alla regolarizzazione. Secca la risposta della leader di FdI: «Non è intelligente mettere in regola chi non lo è. Chi viola le regole non va premiato. Mi sfugge il motivo per cui gli irregolari clandestini vadano premiati». E Fazio fa propaganda: «Clandestini… non esistono… siamo tutti figli di questo tempo». «Eh no, lo sono», risponde secca e garbata Giorgia Meloni. «Ci sono quelli regolari, perché dobbiamo privilegiare chi non ha rispettato le regole? Non è giusto su tutto il globo terracqueo. E poi la verità è che non ci siamo occupati dei veri profughi, noi guardiamo solo chi viene da noi perché dà soldi agli scafisti. Ma chi viene sono uomini abili al lavoro». Fazio ha incalzato: «Ci sono molte donne e bambini nei viaggi della disperazione». E la Meloni: «Le donne e i bambini sono solo il 15%, lo dicono i dati del Viminale».

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