Guariti dal Covid-19 si ammalano di nuovo. Esplodono casi in Lombardia

Negativizzano il virus ma poi, si ammalano di nuovo. È quanto starebbe accadendo in alcune delle città lombarde funestate dal Covid-19 dall’inizio dello scorso 21 febbraio, allorquando era esploso il caso del ‘paziente uno’ di Codogno.

S’inclina la curva dei contagi in Lombardia facendo segnare una netta inversione del trend epidemiologico rispetto alle settimane precedenti: +598 positivi alla data del 30 aprile con il numero di decessi che scende, per la prima volta, sotto quota 100. Ma nonostante il bollettino diffuso dalla Protezione Civile lasci intravedere la luce alla fine del tunnel, alcune segnalazioni raccolte dalle Asst locali impediscono di cantare vittoria anzitempo. Stando ad alcune indiscrezioni raccolte da La Repubblica, infatti, nelle province di Lodi e Cremona si sarebbero registrati casi di pazienti tornati positivi al virus a distanza di settimane dalla guarigione. Nello specifico, si tratta di 9 persone che, dopo aver negativizzato il Covid, hanno manifestato i sintomi della ormai nota polmonite interstiziale bilaterale caratterizzante l’infenzione. Per alcune di queste sarebbe stato disposto, ancora una volta, il ricovero ospedaliero mentre altre si ritroverebbero in isolamento domiciliare.

Contagi di ritorno? Recidività? Difficile, al momento trovare il bannolo della matassa. Fatto sta che dagli esami sierologici effettuati sulla popolazione, pare siano stati messi in quarantena molti più soggetti di quanti non siano realmente entrati in contatto col virus. Nel dettaglio, i positivi accertati dai test sono 3.448, il 19,9% del totale, mentre i negativi sono 13.669, il 79,1%, il resto sono casi dubbi. Il maggior numero di test, 8.093, è stato fatto presso gli operatori sanitari della Ats Brescia, di cui 903 sono risultati positivi e 7.192 negativi. Per quanto concerne i test tra i cittadini in quarantena, il numero maggiore è stato effettuato nella Ats Bergamo, 1.054, con 652 positivi e 363 negativi.

“Come immaginavamo dall’analisi di questi dati preliminari – chiarisce il profesor Fausto Baldanti, Direttore della Virologia Molecolare dell’Irccs San Matteo di Pavia – sembra che la circolazione del virus sia stata maggiore nella zona di Bergamo (Alzano e Nembro), mentre a Brescia, Cremona, Crema, Lodi e Codogno è stata meno intensa. E’ possibile che il dato di contagio degli operatori sanitari rifletta il tasso di circolazione del virus in Lombardia. Quindi occorre, se sarà confermato l’andamento di queste analisi, la ripartenza dovrà tener conto che la maggior parte dei cittadini è potenzialmente suscettibile e si rende quindi necessaria la massima prudenza in vista della ripartenza”.

Ottimista anche l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, per il quale “Le misure di contenimento messe in atto dalla Regione dunque sono state efficaci perché hanno permesso di proteggere, tempestivamente e indipendentemente dal tampone, i contatti stretti di coloro che avevano contratto la malattia”. Nei prossimi giorni saranno eseguiti altri test ematici; sarà solo allora che si potrà avere uno spettro più ampio circa la diffusione reale del Covid-19.

il giornale.it

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