La svolta di Berlusconi: così si smarca da Salvini

L’ ennesimo passo di quella che sembra una lunga ma decisa marcia di smarcamento da un centrodestra fino ad oggi a trazione sovranista, Silvio Berlusconi l’ ha fatto ieri.

Quando ha messo nero su bianco il suo «no» alla mozione di sfiducia al ministro dell’ Economia Roberto Gualtieri. Un’ iniziativa annunciata venerdì dalla Lega e da cui Forza Italia prende decisamente le distanze. Non perché l’ ex premier non sia critico verso la politica economica dell’ esecutivo, ma perché ancora una volta la strada intrapresa dal Carroccio appare «politicamente inappropriata». È questo il senso dei ragionamenti di Berlusconi durante la videoconferenza di ieri pomeriggio con il Coordinamento di presidenza azzurro (in collegamento ci sono Antonio Tajani, Gianni Letta, Niccolò Ghedini, Licia Ronzulli, Mariastella Gelmini, Annamaria Bernini e Sestino Giacomoni). E anche se la motivazione ufficiale del «no» è il fatto che Forza Italia non ha mai votato sfiducie individuali ritenendole «incostituzionali», sulla decisione ha evidentemente pesato anche il rischio di ottenere esattamente l’ effetto contrario a quello sperato. La sfiducia, insomma, ha un senso se c’ è la concreta possibilità che passi in Parlamento. Presentarla a soli fini propagandistici per poi vederla respinta, significa invece rinsaldare nei fatti il governo, che può farsi forte di un nuovo voto parlamentare a suo favore. Ancora una volta in poche settimane, dunque, Forza Italia sceglie di smarcarsi dal resto della coalizione di centrodestra. Un percorso intrapreso già nei primi giorni dell’ emergenza Covid-19, prima caratterizzato dai toni meno barricaderi e polemici rispetto a quelli di Lega e Fratelli d’ Italia. E poi scandito da alcuni passaggi politicamente rilevanti, primo fra tutti il Mes. È sul Meccanismo europeo di stabilità, infatti, che si è avuta l’ immagine plastica di un centrodestra a due velocità, con Matteo Salvini e Giorgia Meloni decisamente critici e Berlusconi che ha invece messo subito in chiaro di essere favorevole a un Mes senza condizionalità. Anzi, ancora ieri – intervistato da Il Foglio – l’ ex premier ha rivendicato con forza il ruolo di Forza Italia e il «paziente lavoro di convinzione» nel Ppe affinché l’ Europa facesse «tutto il necessario». Con buona pace di Salvini e Meloni che non hanno troppo gradito lo smarcamento di Berlusconi. «Se ne è uscito dicendo viva il Mes e si è aggiunto a Prodi e Monti. Speriamo che nessuno voglia fare la stampella al governo», ha ripetuto ieri e per l’ ennesima volta il leader della Lega, ben sapendo che l’ ex premier non è particolarmente entusiasta del paragone. D’ altra parte, seppure senza toni accessi o modi bruschi, le strade dei tre partiti del centrodestra si vanno lentamente divaricando. In ultimo ieri sul 25 aprile, con Berlusconi che ha scelto tutt’ altro approccio rispetto a Salvini e Meloni, invocando «quest’ anno più che mai l’ unità profonda della nazione» e ricordando la festa della Liberazione del 2009 celebrata a Onna dopo il terremoto in Abruzzo. Forza Italia, dunque, ribadisce con convinzione la necessità di un’ opposizione dialogante e responsabile, disponibile – vista l’ emergenza economica che verrà – anche a valutare eventuali e futuri scenari di unità nazionale. Sono ragionamenti che guardano ai mesi a venire, probabilmente non prima dell’ autunno visto che l’ election day che unirà regionali, amministrative e referendum sul taglio dei parlamentari sembra essere una sorta di spartiacque. E comunque, raccontano i rumors, se e quando finirà sul tavolo l’ ipotesi di un governo di larghe intese il punto sarà trovare una convergenza su chi debba prendere il posto di Conte. A parte il gettonatissimo nome di Mario Draghi, certamente l’ italiano più considerato nel mondo, girano i nomi di Vittorio Colao, ma anche quello di Enrico Letta, che ha ottimi rapporti sia con il Pd che con Forza Italia. Uno scenario possibile, è l’ idea dei big azzurri, solo se è della partita anche la Lega, perché sarebbe difficile immaginare un governissimo senza Carroccio e Fratelli d’ Italia (che ha già detto chiaramente di non essere disponibile). E Salvini, in effetti, sul punto sta lasciando aperte tutte le possibilità. Non solo un mese e mezzo fa aveva invocato l’ arrivo di Draghi, ma sono ormai settimane che ha scelto di abbassare di molto i toni, ben consapevole – i sondaggi lo dicono con nettezza – che non sono giorni questi in cui gli attacchi frontali portano consensi perché nell’ emergenza il Paese ha bisogno di certezze e non di polemiche. Per non dire di quel pezzo di Lega – che, con motivazioni diverse, va da Giancarlo Giorgetti a Luca Zaia – che non è né ostile al Mes né pregiudizialmente contrario a un esecutivo di unità nazionale.

il giornale.it

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