Nei numeri la strage nascosta: la provincia più martoriata è in Emilia

C’è voluto del tempo, ma alla fine se ne sono accorti. Oggi il Corriere dedica una intera pagina a Piacenza, vero cuore ferito da questa maledetta epidemia da coronavirus.

La città emiliana confina con Codogno, epicentro del primo focolaio. È stata martoriata dai decessi, in proporzione più alti che a Bergamo. E conta contagi maggiori alle grandi città lombarde e a quelle che per giorni sono rimaste sotto la lente di ingrandimento dei media. Eppure se ne parla troppo poco.Virus, la strage silenziosa in Emilia: ​”Perché nessuno parla di noi?”Noi ve lo avevamo raccontato già due settimane fa, con due inchieste su Piacenza (leggi qui) e sulle rsa emiliane (leggi qui). I numeri ancora oggi confermano quel dato. Ieri i quotidiani locali hanno pubblicato uno studio dell’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano sui tassi di mortalità per Covid-19 dall’inizio dell’epidemia fino al 17 aprile. Analizzando i dati della Protezione civile su Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Val d’Aosta, emerge che in cima alla funerea classifica del tasso di mortalità cumulativa c’è proprio Piacenza con 258,5 vittime ogni 100mila abitanti. I numeri sono drammatici. Dietro la provincia emiliana si assestano Bergamo con 255,9, Lodi con 247,8 e Cremona con 247,4 morti ogni 100mila residenti. A seguire le città più segnate sono Brescia (170,9), Pavia (150,9), Parma (132,6), Mantova (114,1), Alessandria (108,0), Lecco (105) e Sondrio (100,8). Per capirlo basta guardare ai numeri assoluti. Nella provincia delle bare portate via dai camion dell’esercito, la Bergamasca, il bollettino conta 10.946 contagi e 2.912 vittime su una popolazione totale di 1,1 milioni di persone. Questo significa un rapporto contagio/popolazione di 0,98% e un decesso ogni 382 residenti. Il Piacentino, invece, piange 811 morti con 3.586 contagi totali su una popolazione di 287mila persone. Tradotto: una vittima ogni 353 abitanti e un rapporto contagio/popolazione di 1,25%.

Per capire cosa significa, vi riproponiamo due grafici realizzati da Perfexia che mettono a confronto la “prevalenza” (numero dei casi positivi noti ogni 1000 abitanti). Qui sopra c’è il grafico dell’Emilia Romagna, dove spicca Piacenza con un rapporto pari a 12,5. Qui sotto, invece, le curve relative alla Lombardia. Ad eccezione di Cremona (16,1), tutte le altre province mostrano una prevalenza inferiore a Piacenza: Bergamo 9, Lodi 12,3, Milano 5,4 (per controllare tutti i dati, clicca qui).

La domanda cui molti stanno cercando di dare una risposta è: come mai proprio qui? “La città è a 12 chilometri da Codogno – dice Tommaso Foti, deputato emiliano di Fratelli d’Italia – È il capoluogo più vicino alla prima zona rossa. I residenti dei 5 comuni vanno al mercato a Piacenza che si tiene il sabato mattina, il giorno in cui è stata disposta la chiusura dei Comuni focolaio. E infatti centinaia e centinaia di persone provenienti da quelle aree erano state qui il giorno stesso in cui è stata creata la prima zona rossa. Infine, il cosiddetto ‘paziente 1’, Mattia, lavoratore a Piacenza, si è fatto, visitare da un medico in città”.“Per loro era solo un’influenza”. L’ecatombe di anziani in EmiliaMettere a fuoco il dramma piacentino significa anche domandarsi come governo e regione abbiano reagito al dilagare di contagi in provincia. “L’impressione che ho avuto è che per molto tempo Piacenza non venisse neppure menzionata”, aveva raccontato al Giornale.it il sindaco Patrizia Barbieri, anche lei risultata positiva al coronavirus. “Nessuno ha disposto misure per questa provincia – attacca Galeazzo Bignami, deputato Fdi – Nè il Governo, né la Regione. Nè distanziamenti, né divieti di spostamento, né di ingresso. Nulla di nulla. Perché? Perché nessuno ha messo in sicurezza la popolazione di Piacenza? Lo stiamo chiedendo dall’inizio, senza ottenere risposta”.

il giornale.it

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