Multati per aver accompagnato il nonno malato di cancro a fare la chemio

Multati, umiliati, mortificati. “Sono passati 14 mesi da quando abbiamo scoperto che nonno era affetto da carcinoma polmonare. Chiunque abbia dovuto ascoltare questa atroce sentenza, conosce bene quella sensazione di impotenza e disperazione che da quell’esatto istante tormenterà ogni giorno. In quel momento tutto è cambiato….”. Inizia così, su Facebook, il racconto di una giovane donna, Giorgia Romanengo, di Busalla, in provincia di Genova.

Un racconto che inizia con la descrizione di un dolore, la malattia del nonno, e si conclude con quella di un’amarezza: la multa per aver violato la quarantena da coronavirus. E’ la storia, purtroppo l’ennesima, di metodi assurdi nell’applicazione delle sanzioni sul divieto di circolazione per strada.

Il cancro del nonno e la quarantena

Il nonno, dunque, ha il cancro. E Giorgia racconta. “Da un anno, circa una volta a settimana lo accompagnamo presso l’ospedale S.Martino di Genova nel padiglione IST. Premetto che trasportare un malato oncologico all’ospedale richieda sempre molte attenzioni, per cui è necessario prendere le dovute precauzioni. Inoltre le terapie sono stremanti e a 84 anni la stanchezza è veramente tanta. È necessario che ad accompagnarlo vi siano due persone, perché nonostante nonno abbia un attestato di invalidità del 100%, i malati sono tanti e un posteggio vicino alla struttura non si trova mai. Per cui occorre che qualcuno stia alla guida e cerchi parcheggio e che qualcun altro lo accompagni”.

Multati per aver infranto i divieti

“L’ennesima visita è avvenuta ieri mattina, e ad accompagnarlo vi erano mia madre e mio zio – racconta la ragazza –  Al termine della visita si sono diretti verso l’autostrada di Genova ovest e all’altezza di via brigata Bisagno un’auto dei vigili urbani li ha superati e fatti accostare. Dopo aver richiesto documenti e autocertificazioni, il vigile ha contestato a mia madre la sua presenza ritenendola superflua e presentandole una multa di € 373. Totalmente invano è stato il tentativo di mia madre di spiegare la nostra difficoltà in questo momento, perché dall’altra parte il vigile, insensibile alla situazione, non aveva alcuna intenzione di ascoltarla o di provare a capirla. Così era stato deciso, come in una dittatura, che quelle di mia madre erano solo scuse e lei” se ne doveva stare a casa”, cosa che, sono certa, avrebbe fatto volentieri se avesse potuto”. Multati, dunque, per motivi incomprensibili.

Le colpe e le ragioni dei vigili

Giorgia spiega di non avercela con i vigili. “Le nuove normative prevedono che in un veicolo circolino solo due persone, ma in questo momento così complicato per tutti, mostrare almeno un briciolo di umanità, di empatia è fondamentale per andare avanti. Ho visto tornare a casa mia madre stanca, sconfortata, arrabbiata, umiliata ma soprattutto offesa da un’uomo che riduce 14 mesi di fatiche e sofferenze in una trasgressione da punire.
Per portare con orgoglio la divisa, non serve necessariamente imporsi con saccenza sui cittadini, questo ti rende un vigile severo e rispettabile ma non una bella persona. Questa però è solo una questione di scelte di vita…”.

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