L’Anpi potrà celebrare il 25 aprile. E noi tutti invece segregati a casa da due mesi

Per l’Anpi la segregazione in casa che tutti gli italiani stanno rispettando non vale. In occasione del 25 aprile i rappresentanti dei partigiani  potranno celebrare degnamente la ricorrenza. Sta scritto nero su bianco su una circolare del Viminale fresca di giornata.

In occasione del 25 aprile, dunque, si potranno svolgere forme di celebrazione, come la deposizione di corone davanti lapidi o monumenti ai Caduti, che prevedano, oltre alla presenza dell’autorità deponente, la partecipazione anche delle associazioni partigiane e combattentistiche. Lo comunica ai prefetti una circolare del Gabinetto del ministro dell’Interno, condivisa con l’ufficio del cerimoniale di Stato e per le onorificenze della Presidenza del Consiglio dei ministri. Dovranno, tuttavia, essere garantiti il distanziamento interpersonale, compatibile con la situazione emergenziale, e forme di intese con le associazioni anche per l’individuazione di un’unica rappresentanza.

Per l’Anpi non vale lo stato d’eccezione

In pratica, mentre noi tutti stiamo chiusi in casa fino al 4 maggio e dopo potremo uscire solo a certe condizioni, per l’Anpi lo stato d’eccezione si incrina, vista l’importanza delle passerelle antifasciste del 25 aprile. Un’importanza che non è stata riconosciuta per la Pasqua: abbiamo visto video in cui i carabinieri hanno fatto irruzione nelle chiese anche se i fedeli mantenevano la distanza e avevano le mascherine. Non si può fare sport, i bambini sono anche loro agli arresti domiciliari. I laureati festeggiano tra le mura di casa. I funerali sono aboliti: non è permesso nemmeno ai parenti più stretti l’ultimo, consolatorio saluto. Solo per l’Anpi si cambiano le regole. Si tratta di un’intollerabile privilegio.

Disparità di trattamento tra italiani tutti e pochi privilegiati

Dinanzi a questa prevaricazione c’è chi reagisce: il giornalista Massimo Arlechino ha proposto di recarsi sabato 25 aprile con la mascherina davanti a una chiesa, alle 12, per manifestare così il disagio dei cattolici (giudicati evidentemente meno rappresentativi dell’Anpi). Bastano anche cinque minuti, per dare un segnale. Altri hanno proposto di sovrastare con l’Inno di Mameli il canto di Bella Ciao dai balconi. Al di là delle forme che saranno scelte per sottolineare questa disparità di trattamento tra italiani di serie A (l’Anpi) e di serie B (tutti gli altri) resta profondamente deludente il comportamento di un governo che si piega ai desiderata di un’associazione che ha la sola funzione di fare propaganda ideologica.

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