Il Papa vuole la “fase 2”: pronto a riaprire le chiese

Papa Francesco in questo periodo è stato costretto a rivedere le modalità celebrative, con la tecnologia, l’assenza di assembramenti di qualunque tipo e con gli altri effetti derivanti dalle contromisure prese dalle autorità civili ed adottati subito dopo da quelle religiose.

Jorge Mario Bergoglio ha iniziato a lanciare qualche segnale. Come se la Chiesa cattolica stesse premendo per tornare alla normalità o quasi.

Alcuni fedeli, del resto, continuano a domandarsi se andare a Messa rispettando il distanziamento sociale possa essere davvero così pericoloso. La spesa sì, mentre la spiritualità no? Questa domanda circola negli ambienti eccome. Si tratta di un’argomentazione che poggia su questo assunto: le esigenze spirituali – per chi crede – rappresentano un’emergenza inderogabile. Nel corso della mattinata di ieri, il Santo Padre ha voluto ricordare al mondo come quella vissuta dala Chiesa nella fase odierna sia una condizione del tutto straordinaria. Don Aldo Bonaiuto, stando a quanto riportato dall’Agi, ha parlato di due milioni di Ave Maria pronunciate dai balconi italiani nel corso della quarantena. Ma non è comunque la stessa cosa. Se non altro perché è in chiesa che i cattolici incontrano Dio. E oggi nelle chiese non possono essere celebrate le Messe, ma neppure i funerali, i matrimoni ed i battesimi. I sacramenti risultano essere in qualche modo sospesi.

Le parole che Francesco ha scelto ieri, insomma, non sono casuali. Forse i tempi sono maturi affinché anche la Chiesa proceda verso una “fase 2”. Anche perché il pontefice argentino è un sostenitore della “Chiesa in uscita”: le istituzioni ecclesiastiche – per la visione dell’ex arcivescovo di Buenos Aires – devono essere sempre disposte ad immergersi nella realtà. E toccare con mano la sofferenza dei malati, i “crocifissi della pandemia”, non può che essere una prerogativa pastorale. Lo streaming, allora, non basta più. Il Papa ha esordito dicendo che: “La familiarità con il Signore dei cristiani è sempre comunitaria. Sì, è intima, è personale ma in comunità”. Ricevere l’eucaristia, poi, non è un fatto secondario.

L’eucaristia come gli altri sacramenti sono il cuore della dottrina cristiano-cattolica. E infatti per il vescovo di Roma “l’ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i Sacramenti. Sempre”. Bergoglio – come sottolineato da La Verità – ha portato un esempio: quello di un vescovo, che è riuscito a coinvolgere 20 – 30 persone per le celebrazioni della Settimana Santa. Dipende anche dallo spazio a disposizione di ogni singola realtà ecclesiastica. C’è però un elemento certo: il Papa sostiene che la Chiesa ed i sacramenti non possano essere “virilizzati”. Il Covid-19 non può influenzare tutto, insomma.

Il richiamo del pontefice sudamericano sembra destinato pure a chi, dall’alto dello scientismo e della tutela della Salute pubblica, continua a sostenere che le chiese debbano rimanere chiuse. Il dibattito, in realtà, è aperto sin dai primi giorni della quarantena: esiste la posizione di chi ritiene che motivi per riaprire i luoghi di culto non sussistano e quella di chi pensa che le chiese non avrebbero dovuto accettare i sigilli. Ma ormai cambia poco. La Chiesa costretta all’isolamento per Bergoglio “non è Chiesa”. Ora bisognerà comprendere se e come verranno recepite le parole del Santo Padre.

il giornale.it

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