Ora è allarme sui bimbi infetti: superdiffusori senza febbre

Al contrario di quanto si pensava nei primi mesi dell’epidemia, il nuovo coronavirus colpisce tutti: anziani, giovani e perfino bambini.

Per quanto riguarda quest’ultima categoria, è importante chiarire alcuni aspetti fondamentali.

Come sottolinea Il Corriere della Sera, i bambini contagiati devono fare i conti con un decorso della malattia più benigno rispetto agli adulti e, nella maggior parte dei casi, non hanno alcun bisogno di supporto ventilatorio. Certo, non sono mancati dei decessi anche tra i più piccoli, ma la loro percentuale è veramente molto bassa.

Insomma, i bambini possono infettarsi. Non solo: quando si ammalano, presentano generalmente sintomi più lievi di quelli mostrati dagli altri pazienti. Se da un lato questo è senza ombra di dubbio positivo, dall’altro rappresenta un problema di complicata risoluzione. Proprio, a causa della mancanza di gravi segnali collegati alla malattia, i bambini difficilmente vengono sottoposti a tampone. Risultato: molti sfuggono alle statistiche e, involontariamente, contribuiscono a diffondere il virus.

I sintomi dei bambini

Il Covid-19, nei più piccoli, colpisce per lo più le vie respiratorie superiori, facendo assomigliare il tutto più a un banale raffreddore che non a una malattia contagiosa e potenzialmente pericolosa. Pochi hanno la febbre, molti raffreddore, come detto, o tosse. I bambini sono dunque lievemente sintomatici o asintomatici. Ciò che preoccupa gli esperti è la diffusione del virus attraverso le loro secrezioni nasali e le feci; basti pensare che in otto bambini su dieci è stato rilevato Sars-Cov2 nelle feci, anche dopo la guarigione virologica.

A questo proposito è emblematico Massimo Galli, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano e ordinario di Malattie infettive all’Università degli Studi di Milano: “Sappiamo che il virus può permanere nelle feci, verosimilmente anche degli asintomatici, per cui ogni volta che si preme lo sciacquone si crea un areosol di virus potenzialmente contagioso. Per questo l’operazione andrebbe fatta con il coprivaso chiuso e dopo andrebbe sanificato l’ambiente”.

I più piccoli, anche se presentano sintomi lievi, sono una delle vie principali di diffusione dell’infezione per l’intera comunità e, in molti casi, a farne le spese, sono i nonni, categoria debole di fronte al nuovo coronavirus. Scendendo nel dettaglio, e prendendo in esame uno studio cinese, i neonati sembrano essere più vulnerabili al virus, mentre i casi più gravi avevano quasi tutti meno di 5 anni (l’età in cui il sistema respiratorio è ancora in via di sviluppo e quello immunitario non ancora maturo).

Indipendentemente dalle differenze di fondo del contagio che possono riscontrarsi tra adulti e bambini, per tutte le persone valgono le stesse regole di protezione: distanziamento sociale e lavaggio delle mani.

il giornale.it

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