Il virus ora corre negli hotspot. E in Sicilia si teme l’invasione

Diviene sempre più imminente il rischio di contagi da coronavirus in Sicilia a causa dell’arrivo dei migranti provenienti dalle coste Nord africane. È stata Pozzallo venerdì mattina la prima città a trovarsi di fronte a questo incubo. Un migrante egiziano di 15 anni, arrivato ieri dentro la struttura dell’hotspot è risultato positivo al Covid-19.

Durante i controlli sanitari è emerso che il giovane aveva la febbre a 38, motivo per il quale il personale sanitario operante dentro il centro di accoglienza ha chiesto che venisse sottoposto al tampone. Stamane è arrivata la notizia che annunciava la positività al virus. Inutile a dirsi non sono mancate le preoccupazioni di fronte al primo caso di emergenza sanitaria all’interno di un hotspot. Una situazione molto delicata e allo stesso tempo complicata da gestire per garantire la sicurezza e l’incolumità di tutti.

I migranti sono stati tutti assieme durante questi giorni e, nel frattempo, il rischio che il giovane possa aver contagiato gli altri, rimane abbastanza elevato. Il gruppo di migranti di cui fa parte il 15enne sarebbe arrivato tre giorni fa a Lampedusa, poi mercoledì sera, il trasferimento a Porto Empedocle, nell’agrigentino, ed infine a Pozzallo. Dunque sono tre i porti che in queste ore si sono trovati a gestire l’accoglienza degli extra comunitari. Questo vuol dire che il virus avrebbe viaggiato assieme al ragazzo in queste tre tappe con il rischio di contagio non solo nei confronti degli altri migranti, ma anche nei confronti delle forze dell’ordine e del personale sanitario che in queste fasi hanno assistito ed identificato ogni arrivato (in totale cinquanta persone).

Da Lampedusa, prima di arrivare a Pozzallo, i migranti sono stati identificati dalle forze dell’ordine a Porto Empedocle. Dunque l’esito positivo al test sul coronavirus, arrivato nelle prime ore di questa mattina, ha gelato tutti gli operatori di polizia che mercoledì sera hanno lavorato per l’identificazione e il trasferimento di questi soggetti nell’hotspot ragusano. Gli agenti di polizia, secondo alcune fonti, sono al momento in isolamento domiciliare fiduciario in attesa di sapere quando verranno sottoposti al test. Fra loro l’apprensione è tanta dal momento che in molti vivono in casa con la propria famiglia.

Nel frattempo il primo cittadino di Pozzallo non si è sottratto dal reclamare le attenzioni che un caso del genere necessita, allo scopo di garantire l’incolumità alla propria cittadinanza ma anche a tutte le persone che si trovano coinvolte in questa situazione. Stamattina il sindaco Ammatuna aveva annunciato che avrebbe chiesto una relazione sanitaria da parte dei responsabili dal centro di provenienza del migrante, senza escludere un eventuale esposto alla procura della Repubblica per accertare possibili responsabilità. Ora è arrivata la notizia che la procura di Ragusa ha aperto un’inchiesta contro ignoti. Le ipotesi di reato sono quelle di epidemia colposa e omissione di atti d’ufficio. A seguire le indagini i carabinieri della stazione di Pozzallo.

L’episodio di Pozzallo sta ancora una volta ricordando alla Sicilia cosa vuol dire essere al centro del Mediterraneo. Alcune volte è un vanto, altre volte una vera e propria sciagura. L’isola si è riscoperta vulnerabile quando è esplosa l’epidemia di coronavirus nel nostro Paese, i suoi cittadini hanno iniziato a temere l’esodo delle persone provenienti dalle regioni settentrionali. Ed ora che il Covid-19 appare meno pericoloso che altrove ed i collegamenti con il nord fortemente ridimensionati, i siciliani potrebbero guardarsi da sud.

Un paradosso che il caso di positività all’interno dell’hotspot di Pozzallo ha fatto ben emergere in tutta la sua drammaticità. E lo ha sottolineato lo stesso presidente della Regione, Nello Musumeci: “C’è il fondato timore che nelle prossime settimane, favoriti dal bel tempo, possano registrarsi sulle coste siciliane consistenti sbarchi autonomi di migranti – ha dichiarato nelle scorse ore il capo della giunta regionale – Chiedo perciò al governo nazionale di intervenire con tempestività per evitare che la incontrollata gestione del triste fenomeno possa determinare tra la popolazione dell’Isola l’acuirsi di un clima di tensione già abbastanza alto”.

A Lampedusa nei giorni scorsi la popolazione ha manifestato tutta la sua insofferenza dopo lo sbarco dei migranti avvenuto martedì: diversi cittadini sono scesi in strada, chiedendo interventi urgenti dopo che alcuni ospiti del locali hotspot sono stati notati in giro per il centro urbano. Una situazione che ha rischiato di animare ulteriormente gli animi: “Noi siamo in quarantena e i migranti passeggiano”, hanno sottolineato diversi cittadini esasperati. Ed il pensiero dei lampedusani, potrebbe essere presto anche quello di molti siciliani se gli sbarchi dovessero nuovamente intensificarsi.

La sensazione latente è quella di essere prossimi ad una vera e propria beffa: dopo aver bloccato gli arrivi dal nord ed in alcuni casi anche denunciato persone scese in Sicilia dal nord Italia, adesso il virus potrebbe entrare sull’isola tramite chi viene dalle sponde opposte del Mediterraneo. I sindaci hanno iniziato a levare la voce: lo ha fatto ad esempio Totò Martello, primo cittadino di Lampedusa, che ha chiesto una nave dell’accoglienza all’interno del porto.

Questo pomeriggio invece il sindaco di Porto Empedocle, Ida Carmina, ha firmato un’ordinanza con la quale ha sancito il divieto di sbarco e di transito ai migranti, per tutta la durata dell’emergenza sanitaria Covid-19 nel territorio. L’ordinanza è stata trasmessa al ministro dell’Interno, al prefetto e al questore di Agrigento, al governatore siciliano e alle forze dell’ordine. “Per l’intero periodo di durata dell’emergenza sanitaria nazionale derivante dalla diffusione del virus Covid-19- si legge nel documento-il porto di questa Città di Porto Empedocle non assicura i necessari requisiti per la classificazione e definizione di Place of Safety (luogo sicuro), in virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo, sulla ricerca e il salvataggio marittimo, per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell’area Sar italiana”. E’ vietato pertanto-prosegue l’ordinanza- lo sbarco ed il transito di qualsivoglia migrante, attesa l’impossibilità di individuare la possibile insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili, con particolare riferimento al Covid-19″.

E lo stesso Musumeci, ha chiesto un rapido intervento al governo nazionale: “Gli hotspot di Lampedusa e Pozzallo e la struttura di Porto Empedocle appaiono chiaramente insufficienti ad assorbire la nuova ondata di arrivi – ha scritto il presidente della Regione in una lettera inviata a Giuseppe Conte – dando vita, peraltro, ad una promiscuità,sul piano sanitario, assai pericolosa per gli stessi ospiti e per gli operatori”. Ed anche Musumeci, come il sindaco di Lampedusa, ha auspicato una nave ormeggiata in rada “in cui trattenere i migranti per la necessaria quarantena, prima di essere ricollocati nei Paesi membri dell’Ue”. C’è poi un altro aspetto del paradosso siciliano di queste ore, che rispecchia forse quella che è la paura maggiore non solo sull’isola ma anche nelle altre regioni per quanto riguarda l’immigrazione. Ossia il forte timore di dover disperdere forze ed energie da impiegare nel contrasto al coronavirus per concentrarsi sugli sbarchi. Ogni singolo approdo, implica l’uso di forze di soccorso e di sicurezza da distrarre all’emergenza Covid. Con il rischio per giunta di rimanere infetti o di entrare a contatto con migranti contagiati.

È questo uno dei motivi che ha spinto nei giorni scorsi il governo a dichiarare “non sicuri” i porti italiani, chiudendo di fatto all’accoglienza di navi con a bordo migranti. Ma se in questa maniera si sono blindati i porti soprattutto alle Ong, il problema relativo agli sbarchi autonomi non appare affatto risolto. Ed anzi, barconi e gommoni sono continuati ad arrivare negli ultimi giorni, con tutti i rischi sanitari e logistici connessi. Una pessima notizia per una Sicilia ed un’Italia ancora ben lontane dalla vittoria definitiva contro il coronavirus.

il giornale.it

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