Fake news sul coronavirus? Cominciamo con quelle di governo e istituzioni

Roma, 7 apr – Il 4 aprile, Andrea Martella, sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio dei ministri con delega all’Informazione e all’Editoria e all’Attuazione del Programma di governo, ha istituito la task force anti fake news. Deputato dei Democratici di Sinistra e poi del Partito Democratico (2001-2018), Martella è stato nominato nel 2019 coordinatore della segreteria nazionale del Pd, guidata da Nicola Zingaretti. Sarà quindi interessante verificare se la sua task force si batterà anche contro la disinformazione e le fake news del governo Conte. E fino ad ora non sono mancate. Proprie la comunicazione schizofrenica e le misure tardive di contenimento del Coronavirus sono responsabili di ciò che sta avvenendo ora in Italia. Ripercorriamo quindi la cronistoria da gennaio ad oggi.

La disinformazione governativa a gennaio

Il 21 gennaio, il ministero della Salute di Roberto Speranza ha pubblicato il primo comunicato stampa, in seguito al primo rapporto epidemiologico diramato dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS): “In Italia è attiva una rete di sorveglianza sul Nuovo Coronavirus (2019-nCoV). La situazione è monitorata dal ministero della Salute che è in contatto continuo con le autorità sanitarie internazionali. Al momento OMS ed ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) ritengono la probabilità di introduzione del virus nell’Unione europea moderata. In ogni caso, a partire da dopodomani, giovedì 23 gennaio, data in cui è previsto il prossimo volo diretto dalla città di Wuhan all’aeroporto di Roma Fiumicino, il Ministero ha predisposto l’attivazione di un canale sanitario con controllo della temperatura attraverso scanner. È prevista anche la compilazione di una scheda che indichi destinazione e percorso dei passeggeri, una volta sbarcati”. Il giorno successivo si è riunita una task force presso il ministero della Salute. Al termine della riunione, Speranza ha dichiarato: “Il Servizio sanitario nazionale è dotato di professionalità, competenze ed esperienze adeguate ad affrontare ogni evenienza. Stiamo seguendo con la massima attenzione, in stretto raccordo con le istituzioni internazionali, l’evolversi della situazione”. Il 27 gennaio, Giuseppe Conte, ospite a Otto e Mezzo, diffonde la prima colossale bufala. Alla domanda di Lilli Gruber “Siamo pronti noi in Italia?”, il presidente del consiglio risponde “Siamo prontissimi, l’Italia è il Paese che ha adottato misure cautelative all’avanguardia”. All’epoca, i magazzini della Protezione Civile erano completamente sprovvisti pure delle mascherine protettive e nessuna azienda italiana ne produceva, come si è potuto appurare con lo scoppio dell’epidemia di Coronavirus.Video Player

Il 30 gennaio, a margine del suo viaggio a Sofia, arriva l’ennesima fake news di Giuseppe Conte: “Vi posso assicurare che l’Italia ha adottato una linea di misure cautelative che è la più efficace in Europa e forse addirittura a livello internazionale. Dunque, i cittadini italiani devono stare sereni, tranquilli, che noi stiamo affrontando con la massima responsabilità”.Video Player

Durante la conferenza stampa della 30 gennaio, seguita alla riunione con le forze di maggioranza, Giuseppe Conte annuncia l’ordinanza di chiusura del traffico aereo da e per la Cina, e afferma che “Non c’è alcun motivo per creare panico e allarme sociale”. Il 31 gennaio, il giorno successivo all’individuazione dei primi due casi di coronavirus in Italia (i turisti cinesi ricoverati all’ospedale Spallanzani), il Consiglio dei ministri ha deliberato lo “stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili” della durata di sei mesi. Al terzo comma vengono stanziati i fondi per la gestione iniziale dell’emergenza: “Per l’attuazione dei primi interventi, nelle more della valutazione dell’effettivo impatto dell’evento in rassegna, si provvede nel limite di euro 5.000.000 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali”. Durante le domande con la stampa seguite al consiglio dei ministri, il presidente del consiglio Conte fugge, adducendo come scusa una riunione, quando un giornalista gli chiede se sia stato deliberato lo stato di emergenza. Risponde però alla domanda successiva “Gli italiani possono condurre una vita normale” e afferma “assolutamente sì”. Nessuna conferenza stampa successiva è stata convocata da Conte in merito alla delibera dello stato di emergenza, lasciando così i cittadini italiani all’oscuro dell’importante provvedimento.Video Player

Le normali attività di un sorridente Giuseppe Conte sono continuate con un viaggio istituzionale a Londra, proseguito con una visita a Bruxelles, dove il presidente del consiglio ha incontrato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Durante gli incontri, si è parlato di tutto salvo dell’emergenza coronavirus e delle misure da intraprendere per scongiurare l’epidemia.

Nel frattempo, il 2 febbraio, Roberto Speranza è intervenuto in diretta durante la puntata di Che tempo che fa. Il ministro della Salute ha affermato che l’Italia aveva scelto un “atteggiamento molto più prudenziale e molto più precauzionale” rispetto agli altri Paesi sulle norme di contenimento del Covid-19, avendo firmato lui stesso un’ordinanza che aveva “sostanzialmente chiuso il traffico aereo tra la Cina e l’Italia”.Video Player

Gli errori di Speranza

Peccato che molti viaggiatori italiani e cinesi, rimasti bloccati in Cina, siano ugualmente arrivati in Italia utilizzando lo stratagemma dello scalo in Paesi terzi, che quindi non prevedeva nemmeno il controllo al momento dello sbarco negli aeroporti italiani. Il 23 febbraio, infatti, Walter Ricciardi, membro del consiglio esecutivo dell’Organizzazione mondiale della Sanità e in seguito nominato consigliere di Speranza, ha dichiarato: “Paghiamo il fatto di non aver messo in quarantena da subito gli sbarcati dalla Cina (…) Abbiamo chiuso i voli, una decisione che non ha base scientifica, e questo non ci ha permesso di tracciare gli arrivi, perché a quel punto si è potuto fare scalo e arrivare da altre località (…) Significa che non si sono messe in campo le pratiche adatte”. Sempre il 2 febbraio, Fabio Fazio ha chiesto a Speranza perché venivano chiuse le grandi aziende in Cina: “Perché non fanno come noi?”. Il ministro ha minimizzato affermando che erano solo “scelte prudenziali” quelle delle aziende cinesi. Poi, Roberto Speranza ha affermato: “Noi abbiamo un grande servizio sanitario nazionale e spero che riusciremo, come abbiamo fatto nell’ultima manovra di bilancio, a mettere sempre più risorse”.

L’ex esponente del Partito Democratico forse si è dimenticato dei tagli e dei definanziamenti alla Sanità approvati negli ultimi dieci anni a causa anche delle politiche di austerità imposte dalla Ue, che hanno portato alla perdita di circa 70 mila posti letto, a causa della chiusura degli ospedali che sono calati dai 1165 del 2010 ai circa 1000 attuali. Sempre il ministero della Salute di Roberto Speranza sì è affrettato a cambiare i “Dieci comportamenti da seguire” in seguito allo scoppio dei focolai nel nord Italia. La prima versione, valida fino al 28 febbraio (889 casi positivi al Coronavirus e 21 decessi), la raccomandazione del punto dieci recitava: “Contatta il numero 1500 se hai la febbre o tosse E sei tornato dalla Cina da meno di 14 giorni”. La medesima condotta errata doveva essere tenuta dal personale ospedaliero, come da circolare del ministero della Salute datato 27 gennaio: era da considerarsi “caso sospetto” di coronavirus solo la persona con una infezione respiratoria acuta grave che fosse anche stata in “aree a rischio della Cina”, che avesse lavorato “in un ambiente dove si stanno curando pazienti” o che avesse avuto contatti stretti con un “caso probabile o confermato da nCoV”.

Conte e l’accusa all’ospedale di Codogno

Il 25 febbraio, durante un incontro con la stampa, il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha attribuito la colpa dello scoppio del primo focolaio di Coronavirus al personale medico-sanitario dell’ospedale di Codogno: “C’è stata una gestione a livello della struttura ospedaliera non del tutto propria secondo i protocolli, quelli prudenti che si raccomandano in questi casi, e questo sicuramente ha contribuito alla diffusione”. Come rivelerà poi l’anestesista Annalisa Malara, solo la perseveranza e l’intuizione dei medici di Codogno hanno permesso la pronta diagnosi di quello che è stato definito paziente uno. Se invece fosse stato seguito alla lettera il protocollo ministeriale del 27 gennaio, questo non sarebbe stato possibile, visto che il caso non rientrava nella categoria “caso sospetto” di coronavirus.Video Player

In seguito a questa vicenda, sia il punto dieci dei “Dieci comportamenti da seguire” sia la circolare del ministero della Salute destinata agli ospedali sono state modificate, rispettivamente il 6 marzo e il 9 marzo, dopo aver tardivamente compreso che i casi positivi di coronavirus non riguardavano solo persone tornate dalla Cina.

Un altro caso di assoluta disinformazione governativa indirizzata al popolo italiano, che ha causato una sottovalutazione generale dell’emergenza coronavirus, è stato lo spot diffuso dal ministero della Salute sui canali Rai il 7 febbraio, che vedeva come protagonista Michele Mirabella. Seduto ad un tavolo di un ristorante cinese e fornito delle tradizionali bacchette, il conduttore televisivo affermava a proposito del coronavirus che “non è affatto facile il contagio”. Solo il 27 febbraio, dopo 20 giorni di messa in onda del video di Mirabella, il ministero della Salute ha provveduto alla pubblicazione di un nuovo spot, nel quale Amadeus illustra le pratiche quotidiane per contenere il rischio di contagio.Video Player

La sinistra ha minimizzato

Non solo fake news e disinformazione ministeriale. A dare man forte alla truppa governativa, sono scesi in campo esponenti politici e amministratori della maggioranza, più preoccupati dal politicamente corretto che alla salute degli italiani. Il segretario del Partito Democratico e presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, già reo di aver chiuso diversi ospedali come il Forlanini di Roma, durante la trasmissione del 3 febbraio de L’aria che tirasghignazzando ha affermato: “Due casi con influenza coronavirus. Questa è la dimensione di quanto gli allarmismi sono infondati”.Video Player

Zingaretti replica il 27 febbraio. Dopo aver personalmente contattato i giovani del Partito Democratico, così come imponeva la campagna #milanononsiferma del sindaco Beppe Sala, ha partecipato ad un affollato aperitivo in un locale dei Navigli di Milano, tra uno spritz e un prosecco. All’epoca, i casi confermati di coronavirus erano già 655 e i decessi 17. Ricordiamo che, una decina di giorni dopo, il segretario del Pd annunciò di essere positivo al coronavirus.Video Player

Nella cronistoria della disinformazione guidata da un insensato politicamente corretto, non può mancare la campagna #AbbracciaUnCinese di Dario Nardella. All’epoca, il sindaco di Firenze era più preoccupato da un presunto “sciacallaggio che alcuni fanno per trovare soltanto una scusa per l’odio e l’esclusione” che dalla salute dei propri concittadini. A riprova di questo, il 15 febbraio, Nardella benediva ufficialmente l’iniziativa di un gruppo di imprenditori fiorentini riguardante l’invio di 250 mila mascherine protettive in Cina.Video Player

Questa prima parte sulle fake news e la disinformazione riguardante l’emergenza coronavirus, si chiude con i pasti luculliani consumati per pura propaganda politica nei ristoranti cinesi. L’11 febbraio è toccato a Giorgio Gori, sindaco di quella Bergamo che un mese dopo diventerà un cimitero a cielo aperto. “Ho voluto dare un segnale di vicinanza alla comunità cinese di Bergamo. Non bisogna creare pregiudizi e allarmismo” affermava Gori.

Qualche giorno prima, l’8 febbraio, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, e l’assessore Linda Meleo erano state ospiti, con telecamera al seguito, del ristorante della signora Sonia Zhou, “per manifestare il sostegno e la vicinanza a tutta la comunità cinese”.Video Player

Non si può nemmeno dimenticare che, in seguito alle ordinanze di contenimento del coronavirus che hanno chiuso la stalla quando i buoi erano ormai scappati, abbiamo assistito alla criminalizzazione di chi portava a spasso il proprio cane o del pensionato che si recava giornalmente dal panettiere. E che dire dell’ordinanza del ministero della Salute del 20 marzo che consentiva lo spostamento verso le seconde case solo dal martedì al venerdì, o della circolare datata 31 marzo di Luciana Lamorgese che consentiva le passeggiate genitori-figli minori in prossimità della propria abitazione senza specificare cosa significasse “prossimità”.

La task force di Martella scoverà le fake news del governo?

È logico quindi chiedersi, e magari chiedere alla nuova task force anti fake news del sottosegretario Andrea Martella, quanto le tardive e sconclusionate misure intraprese dal governo Conte sull’emergenza coronavirus abbiano influito sul dilagare della spaventosa epidemia scoppiata in Italia e sui relativi decessi, che ad oggi hanno raggiunto quota 16.523. Come è lecito chiedersi altresì quanto abbiano influito le iniziative dettate dal politicamente corretto degli esponenti politici e degli amministratori sulla confusione generata nell’opinione pubblica italiana. Probabilmente, la scudo penale salva politici che Andrea Marcucci, capogruppo Pd al Senato, voleva inserire, tramite un emendamento, nel decreto Cura Italia serviva proprio a regalare l’impunità a chi ha contribuito al dilagare della pandemia di coronavirus in Italia. Sta di fatto che, beccato con le mani nella marmellata, Marcucci ha tempestivamente ritirato l’emendamento, con una tragicomica retromarcia.

Francesca Totolo

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