Tremonti smaschera il bluff Ue: “Non ci dà nulla, sono soldi nostri”

L’Europa troppo la legata alla finanza, la Germania , l’economia “sconnessa alla realtà” e una classe politica “fatta di persone con poca esperienza”. Giulio Tremonti ne ha per tutti quando analizza la nascita, l’evoluzione e il futuro della crisi coronavirus, incidente “imprevedibile” ma forse “annunciato da altri eventi”.

“È come in videogame – dice-: se uccidi un mostro poi ne arriva uno più grande”. Cambiano solo gli scenari, ma tutto è connesso: “Prima la crisi era finanziaria, ora sanitaria, poi temo tornerà quella finanziaria”. Ed è per questo che l’Italia deve farsi trovare pronta.

L’ex ministro ne ha parlato ieri in una conferenza online organizzata da Eureca (Europa etica dei cittadini e delle autornomie) e trasmessa in diretta dal Giornale.it (guarda qui il video). Il dibattito, guidato da Angelo Polimeno Bottai, presidente di Eureca e vicedirettore del Tg1, ha visto la partecipazione del presidente di Federterziario, Nicola Patrizi, e del presidente dell’associazione Guido Carli, Federico Carli.

Che l’emergenza sanitaria diventerà crisi economica è ormai cosa certa. Restano da capire i tempi necessari per riuscire a venirne fuori. Di certo, è la tesi di Tremonti, il coronavirus ha messo a nudo il peso delle macchinosità europee e le fragilità dell’Ue, incapace di trovare soluzioni rapide ed efficaci. Anzi. L’ipotesi di usare 100 miliardi dal Fondo Europeo? “Sono soldi nostri, dunque i nostri partner non ci danno nulla. Inoltre all’Italia ne arriverà solo una parte e le cifre sono modeste”, dice l’ex ministro. Stesso discorso per le ipotizzate triangolazioni finanziarie che passano per la Banca Europea degli Investimenti: “Mi pare che la Bei abbia già sofferenze proprie e comunque non è fuori dalla logica tedesca, visto che il presidente è tedesco”. Per non parlare del tanto sbandierato Mes, che è “oggettivamente sinonimo di Troika” e “non prevede condizionalità lievi”. Duro anche il giudizio sul nuovo Quantitative Easing da 750 miliardi promesso da Christine Lagarde: “Il meccanismo di creazione della moneta – spiega Tremonti – era giusto in principio”, però dopo otto anni in cui la Bce “ha comprato il nulla per nulla” la struttura è “degenerata” e il bazooka rischia di risultare scarico. Una velata la critica a Draghi, oggi visto da molti come possibile prossimo primo ministro: “Creare dal nulla moneta su scala infinita non significa salvare l’Europa, ma preparare il disastro”.

La soluzione “maestra” per Tremonti sarebbero gli “eurobond”. Ma la Germania non sembra intenzionata a cedere, nonostante la storia insegni che chi oggi sta bene una volta aveva l’acqua alla gola. “Nel 2003 – ricorda l’ex ministro – il Pil della Germania cresceva meno di quello dell’Italia, mentre il deficit saliva più del nostro. La Commissione Prodi chiese addirittura le sanzioni, ma la presidenza italiana disse che non c’era il presupposto, perché andavano imposte solo a chi deviava intenzionalmente” dai sentieri di riduzione del debito. In quel momento, però, la Germania non stava realizzando una politica economica aggressiva, solo non aveva la forza di rispettare i trattati. Un po’ come l’Italia i tempi del Covid-19, spraffatta da un virus che non si è certo creata da sola in laboratorio. Alla fine Berlino non venne punita, permettendole così “di fare le riforme che poi l’hanno rilanciata”. Una vicenda che forse Angela Merkel dovrebbe rispolverare, più della cancellazione dei debiti della Seconda Guerra Mondiale. Ecco perché per superare lo scoglio del virus, sostiene l’ex ministro, servirebbero “più libri di storia che testi di economa”. O magari un’Ue più politica e meno sovrastruttura, dove i cittadini contino davvero qualcosa. Anche per questo Eureca sta per intraprendere una raccolta firme per riformare la Costituzione e permettere ai cittadini italiani di pronunciarsi sui trattati europei.

La conferenza ha riservato ampio spazio anche al settore italiano. Per Patrizi l’allarme riguarda soprattutto le Pmi che, gravate dalla bassa capitalizzazione, “non hanno strumenti strutturali per reagire”. Le difficoltà, ha spiegato Carli, sono poi “accentuate dal fatto che se facciamo un salto indietro nel tempo fino a dicembre 2019, troviamo un Paese con una società sfilacciata e un’economia fragile, in un quadro europeo poco efficace ed efficiente”. Un contesto di crisi precedente al coronavirus che le soluzioni proposte dal governo Conte non sembrano in grado di affrontare. Basti pensare al Cura Italia, lungo 127 articoli e già oggetto di oltre mille emendamenti. “Un sistema politico che gestisce un’emergenza come questa, dove è fondamentale il tempo, con un decreto che si perde in un testo illeggibile” è “una classe politica fatta di persone con poca esperienza e soggette ad una burocrazia tra le peggiori”. Se una soluzione ci sarà, dunque, “non arriverà dal dl Cura Italia”. Parola di Tremonti.

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