Conte al verde per il virus vuole un “prestito di guerra”

Un’alternativa ai Covid bond, scomparsi dalla cassetta degli attrezzi dell’Unione europea. Titoli di stato italiani a scadenza lunghissima, per finanziare il costo dell’epidemia da coronavirus.

Obbligazioni di Stato, presumibilmente destinate a piccoli risparmiatori, famiglie e imprese, che siano un risparmio ma anche una sostegno patriottico all’economia del Paese.

Se ne parla da giorni. Ne aveva accennato l’ex premier Mario Monti che li aveva chiamati «Buoni per la salute pubblica». Francesco Giavazzi e Guido Tabellini hanno proposto dei bond «perpetui» a scadenza 50-100 anni.

Ieri un esponente del governo di peso, il viceministro all’Economia Antonio Misiani, ha accennato a un piano per finanziare le misure dei decreti già approvati e di quelli in arrivo.

«Gli italiani hanno 1.400 miliardi di euro fermi nei loro conti correnti o in liquidità, non dobbiamo inventare patrimoniali ma strumenti che permettano di convogliare queste risorse verso l’economia reale. Penso a un patto tra risparmiatori, Stato e sistema produttivo con l’emissione di titoli a lunghissimo periodo per raccogliere risorse da destinare al rilancio e alla ripartenza del Paese», ha spiegato a 24Mattino su Radio24.

Nessun altro dettaglio dal dicastero di via XX settembre sul «Patto con i risparmiatori», titolo che ricorda molto i prestiti di guerra.

Ma è chiara l’intenzione cercare di attrarre parte dei capitali liquidi degli italiani (i 1.400 citati da Misiani). Il governo, già prima della epidemia da coronavirus, voleva aumentare la quota di clienti «retail», quindi famiglie e imprese italiane che acquistano titoli di Stato, da attrarre con «strumenti innovativi», come i green bond. Possibile che questi strumenti siano dirottati sull’emergenza coronavirus in modo da portare la quota di debito pubblico italiano nei portafogli delle famiglie fino al 10 per cento.

Obiettivo oggi ancora più urgente vista la diffidenza degli investitori esteri, come dimostra la mossa di Commerzbank che ha invitato i clienti a vendere i Btp italiani.

Un altro obiettivo è spostare parte degli investimenti degli italiani che oggi sono su obbligazioni estere verso bond pubblici, magari con la prossima emissione di Btp Italia. Operazione che potrebbe portare fino a 70 miliardi in Italia.

Il governo vorrebbe finanziare le nuove spese «con i minori tassi di interesse possibile», ha spiegato Misiani.

Ma è difficile attirare investitori con rendimenti bassi. D’altro canto un eventuale emissione «premium», sottolinea Renato Brunetta, economista e responsabile politica economica di Forza Italia, «andrebbe in concorrenza con emissioni standard. Se sono più convenienti chi comprerà le altre emissioni?». Insomma «l’idea è buona – aggiunge l’esponente azzurro – ma bisogna vedere come potrebbe reagire il mercato» Ogni operazione va «coordinata in sede di tesorerie europee. Un’operazione che deve essere di grana fine e intelligente, altrimenti non serve».

Aumentare la quota di risparmio italiano in Btp «è positivo», commenta Raffaella Tenconi, Chief economist di Ada Economics. Ma «per essere efficace ha bisogno di strumenti a breve termine e prezzati favorevolmente rispetto al mercato». Quindi tassi sul 3%.

Poi, aggiunge Tenconi, «in un’ottica di organizzare le risorse necessarie per rilanciare il paese a lungo termine, è utile un’iniziativa europea che permetta un finanziamento il più basso possibile e il più ambizioso possibile», come la proposta dei Sure della Commissione europea. Destinati al lavoro, ma che consistono nel fornire ai governi nazionali nuova liquidità.

il giornale.it

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