L’economista De Grauwe “È la fine dell’eurozona, Italia metta in dubbio Ue”

Ieri il premier Giuseppe Conte è stato chiaro: sul coronavirus l’Ue deve “battere un colpo” entro 10 giorni.

Un ultimatum arrivato durante la video-conferenza con i leader delle altre 26 capitali, che ha segnato la spaccatura tra il fronte pronto a “misure eccezionali” (eurobond) e la linea rigorista di Olanda e Germania. Alla fine, dopo ore di confronto, spiega l’agenzia LaPresse, è arrivato il compromesso: l’Eurogruppo, che raggruppa i ministri dell’Economia dell’Eurozona, è stato incaricato di elaborare proposte nelle prossime due settimane, che il Consiglio esaminerà. Secondo molti analisti, se non si arriverà a un accordo, per l’eurozona si metterà male, molto male. Lo spiega, in un’intervista rilasciata all’Ansa, l’economista belga Paul De Grauwe, professore alla London School of Economics e autore di numerosi saggi.

De Grauwe: “Senza solidarietà a rischio il progetto europeo”

Secondo De Grauwe, senza solidarietà all’Italia dal nord Europa e una risposta economica comune, “l’intero progetto europeo scomparirà”. Per questo i coronabond sono “fondamentali” e i governi che non se ne rendono conto, come i Paesi Bassi, “vivono su un altro pianeta”. È fondamentale, rimarca il docente, “agire con strumenti concreti come i coronabond per sostenere Paesi quali l’Italia e la Spagna, particolarmente esposti all’aumento del debito”. Questa è, secondo De Grauwe, “la via migliore” per attutire l’urto e mostrare unità. In alternativa, “la stessa Bce può intervenire e finanziare i deficit” degli Stati, anche se questo vorrebbe dire andare “oltre il mandato”.

“Terribile”, per l’autorevole economista belga, l’idea dei falchi del Nord Europa sul Fondo Salva-stati (Mes). “Come si può concedere credito all’Italia condizionandolo al tempo stesso all’attuazione di misure di austerità? E’ una pazzia”. “Se fossi italiano – osserva l’economista -e vedessi che gli altri Paesi non sono disposti ad aiutare l’Italia, metterei in dubbio l’appartenenza all’Unione” perché mancherebbe delle “basi minime di solidarietà”. Il rischio, concreto, è che possa saltare l’intera eurozona. “Se non siamo in grado di darci reciproco sostegno nemmeno nel bel mezzo della peggiore crisi dal dopoguerra, la zona euro e l’Europa scompariranno” sottolinea Paul De Grauwe.

“Il coronavirus può essere la fine dell’euro”

Anche secondo un altro esperto come Desmond Lachman, analista dell’l’American Enterprise Institute e già vicedirettore presso il dipartimento Sviluppo e revisione delle politiche del Fondo monetario internazionale (Fmi), la crisi causata dal coronavirus potrebbe portare al tramonto dell’euro. Secondo l’ex vicedirettore del Fondo monetario internazionale è probabile che il debito pubblico italiano salga al “140 percento del Pil entro la fine dell’anno”. A quel punto, sottolinea, la “Bce avrebbe poche alternative reali se non quella di cercare di salvare il paese. Dopotutto, essendo un membro fondatore dell’euro e il terzo paese membro dell’Eurozona, l’euro non potrebbe sopravvivere senza l’Italia” afferma Lachman. La vera domanda, aggiunge, “è se la Bce avrà la volontà politica di mettere in campo le ingenti somme di denaro che un salvataggio italiano comporterebbe. Detto in altri termini, la vera domanda è se Christine Lagarde riuscirà a convincere i suoi riluttanti padroni tedeschi e nord europei a consentire alla Bce di prestare in Italia fondi sufficienti per mantenere a galla il Paese”.

il giornale.it

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