Il delirio di Santori: “Il sovranismo favorisce il contagio, sardine vigileranno sull’odio”

Roma, 25 mar – Speravamo un po’ tutti che che l’ubi maior del coronavirus avesse inghiottito il carrozzone delle sardine, silenziandolo almeno temporaneamente, ma non c’è stato verso. Da qualche giorno il movimento dei pesci ossei è tornato alla carica con tutta la forza del proprio essere fuori dalla dimensione reale, sempre e comunque: non paghi di avere coniato, all’inizio dell’epidemia, lo slogan – invecchiato malissimo – “l’unica mascherina utile è quella della cultura” –, settimana scorsa, in piena pandemia e a fronte di migliaia vittime del contagio sono usciti dal letargo scrivendo su Facebook che sì, va bene i morti, ma “Anche il razzismo è un virus“ ricordiamocelo bene.

Santori ritorna (e dà la colpa a Salvini)

A ribadire ed approfondire il concetto ci ha pensato ieri il leader Mattia Santori, in evidente crisi d’astinenza da luci del palcoscenico, che parlando ai microfoni di AdnKronos non ha trovato nient’altro di meglio da fare che scagliarsi contro i leader dell’opposizione Giorgia Meloni e Matteo Salvini. E sì che ce ne sarebbe da dire sulle scelte (o non-scelte) dell’esecutivo giallofucsia, così appassionatamente appoggiato dalle sardine; scelte che ci hanno fatto piombare nell’attuale baratro epidemico, economico e di totale sospensione dei diritti civili. Ma per il riccioluto è più semplice puntare il dito contro di loro, ai quali, in questo momento, non è concesso nemmeno di poter fare opposizione riunendosi in Parlamento: “Io non vorrei mai essere in Meloni e Salvini in questo momento – dice Santori – perché sta venendo fuori il patetismo di chi ha sempre cercato di fare campagna elettorale, con temi molto facili contro il governo, e nel momento in cui il governo affronta un emergenza nazionale, fanno questa figura, quella dei patetici”.  

Parola d’ordine: patetico

Sì ma che significa “patetici”? La tecnica di Santori ormai la conosciamo: parlare a vanvera toccando superficialmente concetti mediante l’uso di frasi fatte, ripetute alla nausea utilizzando un vocabolario monocorde e selezionato accuratamente, cercando di innescare reazioni di pancia nei propri seguaci e buttandola in caciara. Ad esempio in questo caso la parola chiave è “patetico”, un termine impalpabile, istituzionalmente privo di significato: “Se chiedi – dice ancora riferendosi al leader della Lega – l’apertura del parlamento e sei il più grande assenteista del parlamento europeo della storia, viene fuori il tuo patetismo, nel momento in cui i tuoi alleati europei, Orban e gli altri sovranisti, ti rubano i dispositivi sanitari che devono arrivare nel tuo territorio, perché sono più sovranisti di te, allora emerge il tuo patetismo, nel momento in cui il fondo salva stati, il Mes, che tu hai denunciato, viene a salvare anche te che non vuoi essere salvato, viene fuori il tuo patetismo”. E i follower delle sardine tutti ad applaudire.

Il vero virus è il sovranismo

Non manca anche la stoccata nonsense al sovranismo, colpevole a sua detta di avere rallentato le risposte all’emergenza – e quindi, indirettamente, di avere accelerato l’epidemia: “Ma il problema è che invece abbiamo capito di essere schiavi della burocrazia, che ostacola le risposte a una emergenza che ha bisogno di rapidità, e siamo schiavi del sovranismo, perché di fatto l’Europa è schiava del sovranismo e l’Italia è schiava della burocrazia”, accusa Santori, invitando a guardare gli scenari europei. “L’Europa, come comunità, ha i bastoni tra le ruote, da parte di chi preferisce fare da solo, di chi chiude le frontiere e cerca i propri vantaggi. Questo è il punto”. Parole in libertà.

Sentinelle dell’amore

Come intendono fare la loro parte le sardine, in questo tragico momento per la nazione, al netto degli slogan contro il razzismo? “Noi ci siamo, siamo a disposizione delle istituzioni”. Sì, ma come? Mistero. Santori comunque pensa già al “dopo”. “C’è la seconda fase, il dopo, il momento in cui dovremo ricostruire, sia dal punto di vista economico, che sociale”. Ma quelli non sono problemi loro. Le sardine si stanno già ritagliando il proprio ruolo di “sentinelle dell’amore“, contro l’inevitabile ondata di rabbia che attraverserà il Paese a emergenza finita. Quando cioè, ogni italiano si renderà conto dello sfacelo socio-economico creato dal governo, ed esigerà in maniera sacrosanta che qualcuno venga chiamato a risponderne – e pagare. A questo servirà il movimento, perché “la nostra grande paura è la nuova ondata di rabbia e paura che potrebbe crescere, visto che già prima questi sentimenti avevano influenza nella politica italiana”. Non la crisi economica che ci aspetterà, non la disoccupazione, le tasse, i tagli, le manovre lacrime e sangue, no. Bisogna temere la rabbia degli italiani. “Dobbiamo fare in modo che a questa nuova rabbia e paura ci sia una alternativa, data dalla speranza, dalla solidarietà”.

Puntata dei teletubbies

Alla fine Santori, strizzando l’occhio alle frange più “centrosocialare” e oltranziste del movimento, per salvare capra e cavoli, con una vera capriola di incoerenza dialettica prende a criticare le misure prese dal governo: “Droni e cellulari controllati? Perché la democrazia deve rincorrere le misure degli stati totalitari? Tu, a un certo punto, spieghi a un popolo democratico che è meglio stare a casa, e la gente sta a casa”. Certo, ha proprio funzionato così per le migliaia di denunciati che non rispettavano la quarantena, o per le decine di migliaia di studenti del sud che hanno assaltato le stazioni del nord per tornare a casa, trasmettendo il contagio ai propri parenti. Nella puntata dei Teletubbies in cui abita il carrozzone di Santori, le cose stanno veramente così.

Cristina Gauri

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