Coronavirus, Bonomi di Assolombarda: “Con le aziende chiuse si va verso una economia di guerra”

Da domani si va verso una economia di guerra. Le conseguenze della decisione del premier Giuseppe Conte, che sabato a mezzanotte ha deciso di chiudere tutte le “attività produttive non essenziali” per arginare l’epidemia di coronavirus, potrebbero essere disastrose. Ad avvertire del rischio è Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, intervistato da Repubblica

“La vita viene prima di tutto, possiamo decidere di chiudere tutte le imprese in Lombardia, e anche nel resto d’Italia, con la consapevolezza che molte di queste aziende non riapriranno più. E quando usciremo da questo incubo ci troveremo in una situazione da economia di guerra”. Quale la soluzione per evitarlo? Non un intervento di Stato nell’industria. Non, insomma, una “nuova Iri”. “Non mi convince affatto l’idea che da questa crisi si uscirà con lo Stato protagonista dell’economia. Lo stato deve restare regolatore, non gestore”. 

Bonomi è convinto che “si lavora e si deve lavorare solo dove si possono garantire condizioni di sicurezza e le imprese lo stanno già facendo responsabilmente. Siamo in costante e costruttivo contatto con il premier. Le imprese sono a disposizione con la loro tecnologia e capacità organizzativa per predisporre un sistema di tracciamento del contagio, per tutelare i più esposti”. Ma “se si interrompe la catena il prodotto finale non c’è. Troppo semplice pretendere la chiusura delle imprese senza assumersi la responsabilità delle conseguenze”.

La colpa del contagio, assicura il presidente, non è delle imprese. All’opposto: “Se si stanno realizzando nuovi reparti di terapia intensiva in pochi giorni, è grazie alle imprese. E grazie a singoli imprenditori privati che stanno donando per sostenere la nostra sanità”. Senza dimenticare che “molte aziende stanno riconvertendo le proprie produzioni per sostenere lo sforzo sanitario”. 

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