Coronavirus, l’Alto Adige caccia chi non ha la residenza: “Italienisch raus”

Spirito di unità e solidarietà nazionale? Ma quando mai! Qui siamo di fronte ad italiani che cacciano altri italiani dalle proprie regioni, per salvarsi la pelle e lasciare che quegli altri vadano a infettare altrove. Altro che fratelli d’ Italia, semmai fratellastri o fratelli coltelli.

La Provincia autonoma di Bolzano ha appena emesso un’ ordinanza con cui impone «ai turisti, ospiti, villeggianti e tutte le altre persone presenti sul territorio provinciale che non hanno la propria residenza in Alto Adige, di rientrare alla propria residenza, affinché possano eventualmente beneficiare delle prestazioni dei propri medici di base o pediatri di libera scelta».

TOLLERANZA ZERO
Tradotto, significa che chi non ha la residenza in Alto Adige deve fare le valigie e smammare e andare a farsi curare eventualmente da un’ altra parte. Gli altoatesini duri e puri, nati e cresciuti lì, non vogliono intrusi: parliamo, in realtà, di persone che magari non stanno lì solo in vacanza, ma hanno il domicilio da tempo in Sud Tirolo, lavoratori stagionali, pensionati con seconda casa Ebbene, tutti costoro sono sgraditi alla “tollerante” e “solidale” Provincia di Bolzano.

Questa scelta nasce evidentemente dalla volontà di tutelarsi, dalla logica cinica del “meno siamo, meno ci contagiamo”. Ma non tiene conto, nel proprio egoismo, che ciò significa mandare in giro per l’ Italia persone potenzialmente infette, favorire la mobilità che ora è la migliore alleata del virus.

Una scelta sadica, in un’ ottica nazionale. Altro è ciò che hanno fatto ad esempio regioni come Valle d’ Aosta e Sicilia. La prima ha «vietato l’ ingresso nel territorio valdostano» ai non residenti, a chi che in quella regione ha solo il domicilio o una seconda casa: fare questo non significa tutelare solo i valdostani, ma anche le persone che dovrebbero spostarsi per arrivare lì. È un invito coerente con l’ idea del “Restiamo a casa”.

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