“Due razzisti mi hanno accoltellato alla gola”. Ma il senegalese si era inventato tutto

Sulmona, 14 feb – Nessuna aggressione, nessun razzismo, nessun odio. Sadio Camara, il 28enne senegalese che lo scorso luglio aveva raccontato di essere stato malmenato e accoltellato alla gola da due italiani mentre tornava nel centro di accoglienza di Pettorano sul Gizio, si era in realtà inventato tutto.

Lo ha confessato lo stesso Camara, cedendo alle pressioni degli inquirenti a cui aveva fornito una versione lacunosa e incoerente. I fatti risalgono allo scorso mese di luglio, quando lo straniero aveva fatto ritorno in pessime condizioni al centro di accoglienza dove viveva. Agli impiegati nella struttura aveva raccontato di essere stato avvicinato da due uomini che lo avevano pesantemente insultato, per poi aggredirlo fisicamente colpendolo alla gola con un coltello. “Ti insegniamo noi a campare”, Camara disse di aver sentito da uno dei suoi due aguzzini. Il 27enne aveva poi raccontato di essere stato caricato sull’automobile per poi essere gettato in un fosso. Passata la notte, il senegalese era riuscito incamminarsi verso la struttura che lo ospitava. Assistito dal personale medico dell’ospedale di Sulmona, per poi passare a quello di Avezzano, aveva infine raggiunto il nosocomio di Pescara, proprio a causa della gravità della ferita.

Alle forze dell’ordine il 27enne non aveva saputo fornire un racconto convincente. La verità è emersa dopo alcuni mesi. Incalzato dagli inquirenti, alla fine ha confessato. Si era provocato da solo la ferita, nessuno lo aveva aggredito. Ora Camara potrebbe essere accusato di simulazione di reato: la notizia dell’aggressione aveva provocato un grande clamore lo scorso anno, proprio per la presunta connotazione razzista che aveva provocato la levata di scudi di associazioni pro-immigrati. Quella che era stata raccontata come una aggressione a sfondo razziale, per la quale aveva incassato gli attestati di solidarietà da mezza Italia, in realtà è stato null’altro che un atto di autolesionismo compiuto in un momento di depressione.

Cristina Gauri

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