Conte come Schettino

Triste quella politica che – invece che alle urne – affida ai magistrati il compito di regolare i conti in sospeso e indirizzare l’attività di governo.

È quello che è accaduto ieri con il sì del Senato alla richiesta della procura di Catania di processare Matteo Salvini per il blocco momentaneo della nave Gregoretti carica di immigrati avvenuto la scorsa estate, quando il leader della Lega era anche ministro dell’Interno.
La questione non è se essere d’accordo o no con la linea dura che adottò Salvini. È riconoscere o no che un atto di governo sostenuto da una maggioranza parlamentare può essere sì modificato da altri poteri dello Stato che ne abbiano facoltà, ma mai processato come se si trattasse di una rapina in banca compiuta a mano armata e con il passamontagna in testa.

Se il governo o il Parlamento fossero stati contrari a quella decisione, avrebbero avuto tutti gli strumenti per sconfessarla e fermarla. La Costituzione stabilisce infatti che il presidente del Consiglio, in quanto capo dell’esecutivo, ha un’autonoma rilevanza, è il centro nevralgico dell’intera attività del governo, ne dirige la politica generale e ne è il responsabile, mantiene l’unità di indirizzo politico e amministrativo, promuove e coordina l’attività dei ministri. E se la maggioranza parlamentare non è d’accordo può convocare in Aula sia lui sia i singoli ministri per sfiduciarli.

Il mancato controllo è un reato: il direttore di un giornale viene indagato insieme al giornalista che scrive un articolo errato, così come un amministratore delegato finisce sul banco degli imputati insieme al dipendente autore di una manchevolezza. Bene, nei tre giorni in cui la nave Gregoretti fu tenuta al largo su disposizione di Salvini, non una voce di dissenso si levò né da Palazzo Chigi né dai banchi della maggioranza (Cinque Stelle e Lega). Ma soprattutto non ci fu alcun atto politico o amministrativo che smentisse la linea di Salvini.

Fa un certo effetto quindi vedere i corresponsabili di allora, cioè Conte e i Cinque Stelle, lavarsene oggi le mani per convenienza politica e mandare a processo il solo Salvini, peraltro dopo avere fatto di recente altrettanto con la nave Ocean Viking (undici giorni al largo, con 130 persone a bordo). Così com’è patetico che il Pd e Renzi si accodino a premier e grillini dopo essere stati, all’epoca dei fatti, i primi loro accusatori.

Che la politica non sia cosa per educande ci era noto. Ma quando diventa vigliacca è inaccettabile. E ci sarà un motivo se ieri Conte e i suoi ministri, non presentandosi in Aula, sono scappati dal luogo del delitto come degli Schettino qualsiasi. E nessuno che gli abbia urlato: signor premier, cazzo, torni a bordo (ma sappiamo: la nave Italia è senza capitano da un bel po’).

il giornale.it

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.