Bimbo di 3 anni costretto a rapporti sessuali con papà e zio

Abusi sessuali, botte e umiliazioni bestiali. Sarebbe questo l’inferno che avrebbe vissuto un bimbo di soli 3 anni costretto a subire violenze rabbrividenti dal padre e dallo zio, entrambi finiti a processo nella mattinata di martedì 11 febbraio con l’ipotesi di accusa per molestie, maltrattamenti familiari aggravati e pornografia minorile.

Un racconto degli orrori che giunge da Galatina, piccolo paese dell’entroterra salentino, in provincia di Lecce. Così, due dei familiari più cari alla giovane vittima si sarebbero rivelati terribili aguzzini, ciechi all’innocenza di un bambino solo e indifeso. Di lui ne avrebbero abusato sessualmente per tre lunghi anni infliggendogli punizioni della peggior specie ogni qualvolta il piccolo provasse a sfuggire a quel delirio macabro e perverso.

I fatti risalgono al 2015, anno in cui è cominciato il doloroso travaglio della vittima. Gli abusi si sarebbero consumati perlopiù a casa dei nonni paterni o nel vecchio casolare di famiglia, lontano da occhi indiscreti. Secondo quanto attesta l’esito delle indagini, il bimbo avrebbe dovuto assecondare le infime volontà dei suoi assalitori: dagli sfregamenti nelle parti intime ai rapporti orali. Ma non è tutto. Qualora il piccolo avesse mai provato a ribellarsi, i due presunti aguzzini lo avrebbero torturato senza alcuna pietà, talvolta cospargendogli il corpo con saliva ed escrementi, delle altre spegnendo le sigarette ancora arroventate sulle sue piccole braccia. Non sarebbero poi mancate le botte nel tentativo di ricondurlo alla remissione.

Le violenze si sarebbero protratte fino al 2017, anno in cui il terribile incubo ha avuto fine. A segnalare gli abusi è stata la madre del bimbo che, dopo aver accolto il racconto sofferto del figlioletto, si è immediatamente rivolta ai carabinieri della stazione locale. La donna, separata dal sospetto padre-orco, ha corredato la denuncia di registrazione audio in cui il bambino le avrebbe confessato delle umiliazioni subite raccontando che, con frequenza maniacale, sarebbe stato costretto dallo zio a farsi ritrarre nudo. Gli scatti incriminati – almeno quattro accertati – sono stati rinvenuti nello smartphone dell’uomo, motivo per cui gli è stato contestato anche il reato di pornografia minorile.

Tuttavia, i dettagli più macabri della vicenda sono emersi durante la ricostruzione della vicenda da parte degli inquirenti. Stando a quanto riporta il corrieresalentino, durante una prima fase della perizia, il gip Alcide Maritati ha chiesto al ctu, la la psicologa Sara Scrimieri, affiancata dalle colleghe Addolorata Panizza e Michela Francia, di accertare l’attendibilità del racconto riferito dalla vittima in considerazione della sua tenera età. Nella seconda fase, invece, il giudice ha disposto di valutare le accuse mosse dal bimbo nei confronti dello zio con un secondo incidente probatorio. Ed è stato proprio in quella circostanza che il piccolo avrebbe riferito di “attenzioni particolari” rivoltegli dal padre. Da quel momento, si sarebbe spalancata una vera e proprio galleria degli orrori consumatesi all’interno di un ristretto nucleo familiare.

Entrambi i presunti aguzzini hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato, ammesso in data odierna dal gup Cinzia Vergine su richiesta dei legali Francesco Spagnolo e Francesco Calabro. Al padre e allo zio del bambino sono contestati i reati di abusi sessuali di minore e maltrattamenti familiari aggravati. La mamma del bambino, in qualità di esercente la potestà genitoriale e affiataria esclusiva del minore, si è costituita parte civile nel processo con l’avvocato Roberto Tarantino chiedendo un risarcimento danni del valore di 100mila euro.

A tutela della privacy del bimbo non è stata chiesta alcuna misura cautelare a carico dei due indagati per i quali, però, è stato espresso il divieto di intrattenere qualunque tipo di rapporto con il minore.

il giornale.it

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