Giornata Mondiale dell’Epilessia

Nel mondo sono 65 milioni le persone che soffrono di epilessia. 500mila soltanto in Italia.

Le cause all’origine della malattia e gli eventi patologici stessi possono essere differenti.

“Uno dei principali problemi legati all’epilessia in Italia è quello della non conoscenza della malattia e dei problemi che ne possono scaturire nella vita familiare e sociale – spiega Giuseppe Zaccaria, presidente dell’Associazione Fuori dall’Ombra Insieme per l’Epilessia – Prevale un’idea primitiva del problema, retaggio del passato. L’obiettivo dell’Associazione è quindi quello di squarciare i pregiudizi all’origine di molte discriminazioni, stigmatizzazioni e incomprensioni che ancora operano in diversi contesti a danno dei pazienti adulti ma soprattutto dei bambini”.

Il primo luogo in cui ci si scontra con il problema è il mondo della scuola. “Una delle criticità più rilevanti è la mancanza di preparazione degli insegnanti e degli operatori scolastici, quindi la paura per il possibile manifestarsi di crisi durante l’orario scolastico o l’incapacità di fronteggiarle – spiega Zaccaria la cui Associazione ha promosso il 7 e 8 Febbario a Padova in collaborazione con Epitech, il convegno internazionale Update in Epilettologia – Da qui si innesca un circuito negativo per cui le famiglie tendono a tacere per evitare discriminazioni, con conseguenze anche rischiose per la salute dei bambini. Inoltre, ad oggi nessuna legge obbliga gli insegnanti a somministrare i farmaci a scuola. È possibile però realizzare dei corsi di formazione per operatori scolastici mettendo in luce le caratteristiche della malattia, le differenze tra caso e caso e individuando insieme ai genitori soluzioni personalizzate per i singoli ragazzi”.

Il 30% di casi di questa malattia è farmacoresistente. Ma adesso un’innovativa terapia anti-neuroinfiammatoria è in grado di supportare l’azione della terapia farmacologica tradizionale “L’epilessia è una patologia che colpisce in prima linea il neurone. Molti studi, anche recenti, hanno dimostrato che la neuroinfiammazione, tramite l’iper reattività delle cellule non neuronali, può agire sostenendo e amplificando la crisi epilettica – spiega Livio Luongo, professore associato di farmacologia all’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli di Napoli –E’ stato dimostrato che la neuroinfiammazione ha un ruolo importante nella genesi e nella progressione dell’epilessia. Si accompagna, inoltre, ad un elevato grado di stress ossidativo localizzato. Risulta in grado di favorire la comparsa dell’attacco epilettico”.

La terapia anti-neuroinfiammatoria può avere effetti diversi a seconda che si tratti di epilessia causata da danni cerebrali o infezioni del sistema nervoso centrale. “Nel caso di epilessie farmacoresistenti, ovvero epilessie in cui la componente neuroinfiammatoria può esserne la causa stessa, la molecola potrà ritardare la comparsa dell’episodio epilettico – prosegue l’esperto – In tutti gli altri casi Pealut costituisce un supporto farmacologico al farmaco antiepilettico, da cui spesso non si può prescindere. Facilita l’azione non più ostacolata da cellule neuroinfiammatorie. Il farmaco antiepilettico funzionerà quindi sull’attività del neurone e il farmaco di supporto ridurrà il processo neuroinfiammatorio ottenendo un miglioramento nel trattamento. Pertanto – conclude il Prof. Luongo – L’opportunità che si apre per il futuro è la riduzione del dosaggio degli antiepilettici e dei conseguenti molteplici effetti collaterali”.

il giornale

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