La nave dei centri sociali batte cassa: “Torniamo in mare, ma servono soldi”

Libera di nuovo di intraprendere il largo, ma fino ad un certo punto. Sì, perché per far riprendere la navigazione alla nave Mare Jonio, adesso l’Ong Mediterranea Saving Humans cerca fondi.

Il mezzo in questione è quello entrato nelle cronache per via del braccio di ferro che, nel marzo del 2019, si è innescato tra la stessa organizzazione non governativa italiana che possiede la nave ed il governo gialloverde allora in sella.

Lo scorso anno, il “duello” a distanza tra l’Ong ed il governo Conte I ha rappresentato il “caso zero” di una stagione contrassegnata, fino a quando al Viminale è rimasto il segretario leghista Matteo Salvini, dagli scontri tra le organizzazioni e le autorità italiane. Tutto in particolare è partito il 19 marzo 2019, quando la Mare Jonio è entrata al porto di Lampedusa con alcuni migranti a bordo nonostante il divieto imposto dalla Guardia di Finanza. La procura di Agrigento in quell’occasione, dopo il tentativo di forzare il blocco da parte dell’equipaggio della nave di Mediterranea Saving Humans, ha sequestrato il mezzo ed ha disposto lo sbarco dei migranti.

Contestualmente, i magistrati siciliani hanno aperto un fascicolo nei confronti di Luca Casarini, capo missione, e Pietro Marrone, capitano della Mare Jonio. Un’indagine che ha subito una svolta importante lo scorso 29 gennaio, quando la procura di Agrigento ha chiesto l’archiviazione per i due indagati.

Nei giorni scorsi poi, la sezione civile del tribunale di Palermo ha decretato il dissequestro della stessa Mare Jonio: la nave infatti, dopo le vicende giudiziarie seguite a quel braccio di ferro del 2019, è rimasta per quattro mesi ancorata all’interno del porto di Licata. Su di essa, in particolare, pendeva un provvedimento di fermo amministrativo tolto dai magistrati del capoluogo siciliano lo scorso 5 febbraio.

Da subito i vertici di Mediterranea Saving Humans, rappresentati da Alessandra Sciurba, hanno annunciato un repentino ritorno in mare del mezzo, paventando dunque l’attuazione di nuove missioni nel Mediterraneo centrale: “La nostra nave è libera, e adesso vogliamo tornare in mare al più presto, a salvare i profughi di una guerra terribile dall’annegamento e dalle catture delle milizie libiche – ha dichiarato Alessandra Sciurba in occasione del dissequestro del mezzo – a salvarci, insieme alle altre navi della società civile, da scelte criminali e velenose come quelle del rinnovo del memorandum con la Libia”.

Tuttavia, come detto, l’organizzazione al momento non ha i soldi per far tornare la Mare Jonio a navigare. “Torniamo in mare ed ancora una volta dobbiamo e possiamo farlo solo tutti e tutte assieme – ha dichiarato l’armatore Alessandro Metz –. Quattro mesi di sequestro ci hanno costretto a spese e lavori ma soprattutto ci hanno tolto il bene più prezioso, il tempo. Quello che non ci hanno fatto perdere è la voglia e il bisogno di essere là dove è giusto stare, nel Mediterraneo Centrale”.

Dunque, servirebbero contributi e fondi per realizzare nuove missioni ed accodarsi alle altre Ong che nelle ultime settimane hanno portato tra Italia e Malta più di 600 persone: “Dobbiamo riempire i serbatoi, rifornire cambuse, organizzare l’equipaggio e fornire nave Mare Jonio – ha proseguito Metz in una dichiarazione ripresa da LaPresse – di dotazioni indispensabili al salvataggio”.

In totale, occorrerebbero circa 100mila euro. È questa, dunque, la somma che servirebbe per una nuova missione della Mare Jonio: “L’obiettivo è raccogliere 100mila euro per ripartire”, ha infatti concluso Alessandro Metz.

Mediterranea Saving Humans è nata sul finire del 2018 ed è stata la prima Ong italiana a svolgere missioni in mare. Le sue attività sono partite grazie ad un prestito di Banca Etica, a cui hanno fatto da garanti alcuni personaggi di spicco della politica e, in particolare, della sinistra italiana. Tra questi, l’ex presidente della Puglia Nichi Vendola ed il parlamentare di LeU Erasmo Palazzotto. Non è la prima volta che l’Ong organizza una raccolta fondi: la stessa Mare Jonio, ad esempio, sarebbe stata acquistata a seguito di una campagna di crowdfunding. Oggi dunque la storia sembra ripetersi, con Mediterranea che vorrebbe anche sfruttare una posizione dell’attuale governo giallorosso più “morbida” nei confronti delle Ong.

il giornale.it

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