Sia la Segre a pretendere dall’Anpi rispetto per la memoria degli italiani assassinati nelle Foibe

Al Senato della Repubblica si riscrive la storia delle foibe, e una legge dello Stato è gettata nel cestino.

Non ci sono scusanti, è una vergogna che si sia permesso, in una sede di quella rilevanza istituzionale, di offendere la memoria dei morti e il dolore dei vivi, con quel convegno della solita associazione partigiani a pochi giorni dal 10 febbraio. In quella data si celebrerà per volontà del Parlamento la Giornata del Ricordo. Ma a breve distanza, si è consentito in un pezzo dello stesso Parlamento di negare il fondamento di quella legge.

Che cosa avrebbero detto se alla vigilia del 25 aprile…

Ci chiediamo che cosa succederebbe se a poche ore dal 25 aprile si presentasse dal presidente Fico l’on. Giovanardi per farsi concedere una sala in cui discutere del triangolo rosso. Lo squarcio di luce nei delitti dei partigiani rossi contro quelli bianchi e contro i preti. Le pagine di Giampaolo Pansa. Quanto avrebbero strillato questi signori che non conoscono rispetto, pietà, memoria quando riguarda quello che non aggrada loro?

Esprimiamo indignazione totale per l’evento con il quale, nella Biblioteca del Senato, si è puntato – di nuovo e con l’ombrello istituzionale – su un revisionismo che disgusta. Perché riguarda il sangue dei nostri connazionali, il sacrificio di decine di migliaia di infoibati, assieme all’esodo di tantissime famiglie italiane. Ci piacerebbe conoscere nome e cognome di chi ha consentito una sceneggiata antistorica.

L’associazione partigiani continua a seminare di falsità il suo percorso. Con balle nemmeno tanto nuove su quella che fu una tragedia nazionale. Insistono sul ritornello della reazione al fascismo: lo fanno per negare quella voglia di pulizia etnica che mosse gli uomini del maresciallo Tito. Al quale la Repubblica, ignominiosamente, ancora non ha tolto una onorificenza immeritata, immotivata, provocatoria.

Quel paragone insulso tra Bibbiano e le Foibe

Odio smisurato, ecco che cosa cova a sinistra. Ed è ripugnante da leggere quello che è uscito dalla bocca di Anna Cocchi, presidente dell’Anpi di Bologna. “Non si possono usare strumentalmente e politicamente le foibe – ha detto la svergognata – come è stato fatto con Bibbiano”, parlando di “numeri gonfiati”. Questa signora si faccia vedere da qualcuno bravo, perché ne ha bisogno. E per fortuna che i bambini di Bibbiano sono rimasti vivi, altrimenti a sentire certa roba, sarebbero diventati anch’essi morti negati. Che pena!

Ci troviamo di fronte esclusivamente al tentativo di minimizzare la tragedia. Di più, ha denunciato Giorgia Meloni: “Vogliono provare a giustificare la violenza contro gli italiani. E’ un vero e proprio oltraggio agli esuli istriani e dalmati, alle vittime dell’odio comunista, e ancor più grave che il tutto sia avvenuto all’interno di un’Istituzione”.

Questa Italia non riesce proprio a riconciliarsi con se stessa. Da destra non si è certo esitato a riconoscere l’orrore dell’Olocausto. A sinistra invece si convive ancora con il negazionismo sulla Foibe. Dividono i morti. Cancellano le responsabilità. Occultano la memoria.

Sarebbe bello se qualche parola la tirasse fuori Liliana Segre, e lo diciamo senza alcuna volontà polemica. Proprio chi è destinata alla guida di una commissione che dovrebbe contrastare l’odio ha il dovere morale di dire smettetela a chi continua a insultare quegli italiani assassinati proprio perché erano italiani.

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