La Br Saraceni uccise D’Antona. Dopo il reddito avrà la libertà

La Cassazione apre uno spiraglio per Federica Saraceni, l’ex brigatista condannata per l’omicidio di Massimo D’Antona, il giuslavorista assassinato a Roma nel maggio del 1999.

La prima sezione penale della Suprema Corte, infatti, dopo una camera di consiglio che si è svolta martedì, ha accolto il ricorso della difesa dell’ex terrorista annullando con rinvio l’ordinanza con cui lo scorso 3 luglio il Tribunale di Sorveglianza di Roma aveva dichiarato inammissibile la sua istanza di liberazione condizionale. La palla torna quindi allo stesso Tribunale di Sorveglianza, che dovrà esaminare nuovamente la richiesta.

Questa volta l’esito potrebbe essere diverso e la Saraceni potrebbe finire di scontare la pena fuori di casa, rischiando così di rinfocolare le polemiche che accompagnano da sempre la vicenda di questa ex Br, figlia di Luigi Saraceni, che è stato presidente della quinta sezione del Tribunale di Roma nonché fondatore di Magistratura democratica, parlamentare e poi avvocato per difendere la figlia in appello. La Saraceni si trova adesso agli arresti domiciliari, dove le rimangono da scontare 4 anni della sua condanna definitiva a 21.

Ad ottobre era tornata sotto i riflettori quando si è saputo che il suo nome risultava tra quelli che percepiscono il reddito di cittadinanza: 623 euro al mese, quasi la cifra massima del sussidio introdotto dai Cinque Stelle. La notizia provocò un putiferio, indignò i parenti delle vittime del terrorismo e anche la politica. Lega e Pd, soprattutto. Per quanto inopportuna la concessione del beneficio sarebbe stata legittima perché la condanna risale a oltre dieci anni prima della richiesta di sussidio, come previsto dai requisiti, e perché la donna, essendo ai domiciliari, non è a carico dello Stato. Appena calmate le acque, la Saraceni è tornata all’attacco chiedendo la libertà condizionale. Il no dei giudici non l’ha scoraggiata e il ricorso in Cassazione adesso le ha dato ragione. Il Tribunale di sorveglianza la scorsa estate avevano dichiarato inammissibile l’istanza della ex brigatista perché il reato per il quale è stato condannata è tra quelli considerati ostativo, in base alla legge sul 4 bis varata nel 2002. Davanti ai supremi giudici, però, i difensori dell’ex terrorista hanno rilevato che i fatti per cui la Saraceni sta scontando la sua pena sono antecedenti alla riforma. Tesi che sembrerebbe essere stata accolta dai giudici di Sorveglianza, anche se bisognerà attendere le motivazioni della Suprema Corte. I nuovi giudici dovranno tenerne conto per pronunciarsi nuovamente sulla possibilità di ottenere la libertà condizionale, un beneficio che permette di tornare in libertà, pur sottoposti a controlli e prescrizioni, a cui possono accedere i condannati per i quali è stato provato il ravvedimento e il percorso rieducativo e che abbiano un residuo di pena inferiore ai 5 anni.

il giornale.it

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