Colle Oppio, l’inferno della clochard: “Vittima di abusi e violenze”

Di lei si sa soltanto che è di origini moldave, perché una volta una badante del quartiere l’ha sentita intonare una canzoncina tipica di quel Paese dell’Est Europa.

Il resto della vita di Luciana, nome di fantasia di una clochard sulla quarantina che vive a ridosso del parco del Colle Oppio, è avvolto nel mistero.

Si è sistemata sotto una tenda di plastica in via Luigi da Cremona, una stradina senza uscita in cui si azzardano a passare in pochi. Purtroppo, infatti, il parco che dal rione Esquilino conduce al Colosseo è diventato un luogo insicuro, popolato da decine di migranti che vivono di espedienti. Un malandazzo più volte denunciato dal nostro quotidiano, a cui nessuno ha posto rimedio. E lei, che è affetta da evidenti problemi psichici, è esposta giorno e notte ad abusi e violenze. “Dorme su una cassettina di legno, nel degrado più totale, buttata in mezzo alla strada senza nessun tipo di assistenza”, racconta la signora Rossella, una delle residenti del quartiere che assieme a Valentina Salerno, del Comitato Colle Oppio, hanno preso a cuore il caso di Luciana. Rimasta per tanti mesi invisibile agli occhi di chiunque.

“È l’unica donna sola che vive qui nel parco”, spiega Valentina. “La derubano in continuazione di soldi, vestiti e di tutto ciò che può essere riutilizzato dagli altri senzatetto che stazionano nella villa”, denuncia. “Ho visto io stessa – aggiunge – persone intente a razziare le poche cose che ha”. Ed è proprio per questo che aiutarla non è facile. Luciana non vuole nulla, rifiuta giacche, scarpe, maglioni, persino gli spiccioli, per paura di essere aggredita e picchiata da qualche sbandato. “Convive con centinaia di uomini, che si accampano nei giardini della villa, alcuni di loro – racconta Rossella – spacciano o fanno uso di droghe, quasi tutti eccedono con l’alcol per trovare la forza di vivere in condizioni così selvagge”. Sola tra decine di migranti, lo strazio della clochard che vive a Colle OppioPubblica sul tuo sito

Tra le volontarie c’è anche la convinzione che la donna abbia subito abusi fisici. “Quando vado a trovarla, spesso vedo dei preservativi usati accanto al suo giaciglio ”, spiega Valentina. “E quando abbiamo cercato di darle una tenda per farla dormire al caldo e ripararsi dalla pioggia – prosegue – lei ha rifiutato”. Il motivo? “Ha detto che se si fosse chiusa lì dentro sarebbe arrivato l’uomo nero e avrebbe fatto ciò che voleva”, aggiunge Valentina. Anche Rossella racconta di essere stata messa in guardia in più di un’occasione da Luciana sul comportamento aggressivo degli “uomini neri” che occupano il parco. “Sono prove abbastanza evidenti – continua la portavoce del Comitato Colle Oppio – del fatto che Luciana subisca delle aggressioni, anche fisiche”. “Del resto – aggiunge – è lei stessa ad avercelo fatto presente più di una volta tra le lacrime”.

Nonostante gli appelli dei residenti per trovare a Luciana una sistemazione più sicura, e offrirle le cure mediche di cui ha bisogno, nessuno si è mosso. “Abbiamo chiamato la sala operativa sociale, i vigili, tutti ormai conoscono questa situazione, ma ancora non c’è stato alcun tipo di intervento”, accusa Valentina. Le condizioni in cui vive Luciana sono disumane, e chi si prende cura di lei teme che da un momento all’altro possa succedere l’irreparabile. “È una donna indifesa, abbandonata alla mercé di alcolizzati e sbandati, nei brevi di momenti di lucidità – rivela ancora la volontaria – piange disperata e ci chiede come sia possibile per una donna vivere così, allo sbando, da sola, in mezzo a cento uomini”. “Non può essere lasciata sola”, è l’appello dei residenti. Finora rimasto lettera morta.

il giornale.it

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