Junior Cally diventa un caso, Foa: “Eticamente inaccettabile”

La presenza del rapper Junior Cally sul palco del festival di Sanremo si è trasformato in un caso politico. Dopo la lettera delle 29 deputate di diverso schieramento e il messaggio social di Lucia Borgonzoni, supportata da Matteo Salvini, adesso a esprimere la sua opinione è Marcello Foa, direttore della Rai.

La levata di proteste delle ultime ore nei confronti del cantante in gara dal prossimo 4 febbraio ha smosso anche il direttore della tv pubblica, che ha espresso “forte irritazione per scelte che vanno nella direzione opposta rispetto a quella auspicata.” Marcello Foa ha ricordato come il festival di Sanremo, specialmente nell’edizione del suo 70° anniversario, dovrebbe essere un momento di aggregazione e di unione nazionale “nel rispetto del mandato di servizio pubblico.” Il direttore della Rai ha tuonato contro il conduttore e contro la sua selezione di artisti, con particolare riferimento proprio a Junior Cally: “Scelte come quella di Junior Cally sono eticamente inaccettabili per la stragrande maggioranza degli italiani.” Foa auspica che Amadeus, in qualità di direttore artistico e conduttore, sia capace di “riportare il festival nella sua giusta dimensione.” L’uomo più in vista del momento in Rai gode di grande stima in azienda, come sottolinea il direttore, proprio per il suo temperamento mite e il buon senso finora dimostrato ma le polemiche che stanno piovendo sul festival di Sanremo si stanno facendo sempre più pesanti.

Con il suo comunicato, Marcello Foa ha risposto alla lettera delle 29 deputate ma loro non sono state le uniche a esporsi pubblicamente contro la presenza del rapper sul palco del Teatro Ariston. Sono molti gli esponenti politici che nelle ultime ore hanno fatto sentire la loro voce e molti di loro hanno invocato l’intervento della Vigilanza Rai, e non solo. “Chi predica in maniera esplicita e orgogliosa stupro e femminicidio non merita il palco dell’Ariston. Oggi presenteremo al presidente della commissione di Vigilanza Rai, Alberto Barachini, una richiesta formale di intervento”, hanno scritto in una nota i componenti del gruppo Lega in Vigilanza Rai, che hanno fatto seguito alle parole di Matteo Salvini in merito alla questione: “Per un anno ho lavorato con Giulia Bongiorno per far approvare il Codice rosso. Oggi leggo che la Rai e il più importante festival della canzone italiana, usando denaro pubblico, sdoganano femminicidio e stupro. Non ho parole: mi auguro che questo tizio non metta mai piede sul palco di Sanremo.” Anche Cinzia Leone, esponente in Senato del Movimento 5 Stelle, ha voluto dire la sua: “Ritengo che la RAI dovrebbe svolgere un ruolo importantissimo nel contrastare la violenza contro le donne. Ma quanto meno esigo possa evitare di fomentarla dando spazio a questi ‘cantanti’. Ho ovviamente segnalato tutto con una comunicazione diretta alla Rai.”

Non ha risparmiato una critica nemmeno Lucio Malan, vice capogruppo di Forza Italia in Senato: “Coloro che si sono indignati per il presunto ‘sessismo’ di Amadeus dovrebbero dare un’occhiata ai messaggi che trasmette nei suoi brani Antonio Signore, in ‘arte’ Junior Cally, uno dei 22 big di Sanremo 2020.” Dura anche la reazione dei capigruppo della Lega in Camera e Senato, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, che puntano il dito contro la gestione Amadeus – Salini, colpevoli di una “gestione superficiale” dell’evento. E se da un lato Giulia Bongiorno, senatrice della Lega e presentatrice dell’emendamento sul “codice rosso” auspica che la Rai “non si renda complice di questa barbarie”, Silvia Costa del Partito Democratico ritiene “inaccettabile la partecipazione a Sanremo di un ‘cantante’ che utilizza frasi che sono una vera e propria incitazione alla violenza.”

Biasimo e sconcerto arrivano anche da Lorenzo Cesa dell’Udc: “Non possono essere abdicate scelte così importanti che influenzano i teenager del nostro Paese. Forse bisognerebbe toglierlo dalla competizione canora.” Le senatrici di Fratelli d’Italia Isabella Rauti e Daniela Santanchè, invece, sottolineano la presunta incoerenza della linea del Festival: “Che senso ha portare tante donne ospiti a Sanremo, e sottolinearlo come un ‘primato’, se poi si fa salire sullo stesso palco un rapper che incita alla violenza sulle donne, allo stupro e al femminicidio?” Anche Codacons si dice pronto ad agire nel caso in cui “Junior Cally lancerà messaggi sbagliati, diseducativi o pericolosi dal palco dell’Ariston.” Francesco Pasquali, esponente del Partito Liberale, dà invece un’altra lettura alla polemica: “Ha già vinto Cally. La sua presenza o meno ormai sarà secondaria. È stato un errore della politica fare da cassa di risonanza. Alle spalle è palese che ci siano delle strategie comunicative e propagandistiche per aumentare gli ascolti del Festival. La cosa grave è che un’azienda di Stato come la Rai adotti simili metodi, strumentalizzando il dramma del femminicidio portando sul podio esempi poco edificanti.”

A seguito della lunga lista di esponenti politici chi hanno già espresso la loro opinione e che probabilmente la esporranno nelle prossime ore, l’ufficio stampa del cantante è intervenuto cpn una nota: “Non capiamo se la polemica sia di carattere musicale o politica.” Lo staff delcantante afferma che della partecipazione di Junior Cally si ha notizia dal 31 dicembre “e tutti i suoi testi sono disponibili sul web. Mentre del testo di ‘No grazie’ selezionato al Festival di Sanremo e delle sue rime antipopuliste si è venuti a conoscenza solo il 16 gennaio da un’intervista al Corriere della Sera. Il giorno dopo, per pura coincidenza, si accendono polemiche legate a canzoni pubblicate da anni in un età in cui Junior Cally era più giovane e le sue rime erano su temi diversi da quelli di oggi.” L’ufficio stampa ci tiene a sottolineare che il cantante è contro ogni forma di sessismo e di violenza.

il giornale.it

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