Bibbiano, il ricatto di Santori: “Rinuncio se lo fa anche Salvini”

Volevano silenziare lo scandalo di Bibbiano e, pur di boicottare l’incontro del leader della Lega fissato in piazza per la chiusura della campagna elettorale, le sardine avrebbero organizzato, nel paesino in provincia di Reggio Emilia, una manifestazione per sovrapporsi al comizio di Matteo Salvini.

Un controsenso giustificato dalla lotta alla strumentalizzazione politica dello scandalo sugli affidi illeciti ma che, nei fatti, è solo l’ennesima prova della mancanza di contenuti del movimento che ha dimostrato di stare in piedi solo in nome della battaglia contro l’ex ministro dell’Interno. Ma più passano i giorni e più le contraddizioni dei pesciolini capitanati da Mattia Santori aumentano. È bastato il “no” della Questura all’evento che ha deciso di assegnare la piazza di Bibbiano ai candidati alle elezioni regionali, e dunque al leader leghista a sostegno di Lucia Borgonzoni, candidata in corsa per il centrodestra in Emilia-Romagna, a sgretolare anche il finto liberalismo tanto sbandierato dai democratici.

Il questore di Reggio Emilia, avrebbe chiesto alle Sardine di rinunciare alla prenotazione dell’area prevista per il prossimo giovedì. Una decisione, presa nel rispetto della legge. Come è ovvio che sia. Secondo una regola delle campagne elettorali, infatti, i partiti hanno la precedenza sugli spazi pubblici rispetto agli enti al di fuori della competizione elettorale. Dunque, la piazza spetterebbe alla Lega. Ma i pesciolini non ci stanno. E se, di facciata, dichiarano che rispetteranno le regole, pur di silenziare gli avversarsi lanciano il sottile ricatto al carroccio. Il Movimento 6.000 sardine ha specificato: “Ieri sera abbiamo incontrato la Questura, che ci ha chiesto di fare un passo indietro. Noi rispettiamo la legge e le istituzioni, ma se saremo costretti a farlo risponderemo con una piazza. Con le persone”. Quindi, il movimento anti populista pubblica un post su Facebook in cui le sardine annunciano di “essere pronte a rinunciare alla piazza di Bibbiano” ma chiedono “alla Lega di fare lo stesso passo indietro”.

Insomma, mentre i giovani attivisti lanciano slogan sull’uguaglianza e il rispetto della democrazia, nei fatti ostruiscono la libertà di parola e il libero pensiero. Con un atteggiamento evidentemente illiberale. Ma sempre coprendosi le spalle con la scusa di agire in base alle richieste dei cittadini.

Il leader Mattia Santori ha detto: “Noi vogliamo difendere la dignità di un paese composto da gente vera. Tra di noi c’eravamo detti di evitare la “trappola di Bibbiano”, ma sono stati i cittadini della Val D’Enza a chiamarci e a chiederci di fare qualcosa”.

Sulla decisione di bloccare il loro flash mob, le sardine rimarcano di aver battuto il carroccio sui tempi. Dimenticando che, secondo la legge, in questa circostanza, poco importa. “C’è un documento che attesta che noi abbiamo fatto la richiesta per la piazza, richiesta che è stata protocollata – spiegano le Sardine – ora c’è questo accordo che dà la precedenza, in campagna elettorale, ai partiti e la Questura vorrebbe che facessimo un passo indietro per dare la piazza alla Lega quando noi, rispettando la legge, abbiamo presentato una richiesta con largo anticipo”.

E tutto questo, sempre per dimostrarsi al fianco delle persone. Dichiarano i pesciolini anti salvini. “Se si va a vedere quante persone ci hanno scritto, ancora sulla pagina Facebook dell’evento, in quanti ci stanno contattando, forse si dovrebbe tenere conto del fatto che le persone non sono poi così contente del comizio di Salvini”.

Eppure, se davvero Bibbiano si fosse schierato convintamente contro i leghisti il flop della piazza per il comizio di Salvini e Borgonzoni sarebbe già dichiarato quindi perché tanta preoccupazione per riuscire a boicottarlo? Forse, in fondo, che l’evidente passo falso della sinistra sui fatti di Bibbiano possa far perdere ai dem qualche voto, fa paura anche a Santori e ai suoi seguaci.

il giornale.it

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