Residenze false per ottenere i permessi di soggiorno umanitari

Sei somali e un sudanese avevano messo in piedi, a Firenze, un’organizzazione che operava per il rilascio di permessi di soggiorno e titoli di viaggio mediante dichiarazioni attestanti false residenze in stabili ubicati a Fiesole, Reggello, Figline e Incisa Valdarno. Il gup ha disposto il rinvio a giudizio per falso materiale o ideologico.

Dalle indagini, condotte dalla sezione criminalità organizzata della squadra mobile, coordinata dalla Dda, è emerso che diversi cittadini somali presenti sul territorio italiano una volta entrati in contatto con la “banda fiorentina” riceveva tutta la documentazione attestante che vivevano in un idoneo alloggio, subito dopo si presentavano all’Ufficio immigrazione della Questura di Firenze per richiedere il permesso di soggiorno e/o i titoli di viaggio. Secondo gli inquirenti una somala di 57 anni avrebbe avuto un ruolo chiave nell’organizzazione: è una donna che da anni risiede a Firenze ed è titolare di tre negozi nella zona di via Palazzuolo, quartiere frequentato da molti cittadini di etnia somala. Sarebbe stata lei a fornire indicazioni ai connazionali su dove farsi trovare per i controlli necessari all’ottenimento della residenza.

Gli stranieri provenienti da altre Regioni una volta arrivati a Firenze, in attesa di ottenere i documenti, venivano assistiti materialmente: ricevevano un posto letto in strutture occupate e venivano indirizzati in centri Caritas per poter mangiare. Nel frattempo erano impiegati in servizi di varia necessità dai propri connazionali, che stavano gestendo la loro pratica. Gli inquirenti non hanno riscontrato l’eventuale prezzo fissato per ricevere l’assistenza finalizzata all’ottenimento dei documenti.

Alcuni somali alla ricerca di un domicilio fiorentino, pur risultando ospitati presso abitazioni private, venivano indirizzati presso il palazzo dell’Ordine dei Gesuiti di Firenze: è lo stabile occupato il 17 gennaio 2017 dai cittadini somali (con il sostegno di alcuni esponenti del Movimento lotta per la casa) precedentemente stanziati in un capannone a Sesto Fiorentino. La prima udienza del processo è stata fissata per i primi di febbraio.

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