La verifica sì ma sui soldi dei politici

Girala come vuoi, ma alla fine anche per i politici quello che conta sono i soldi, soprattutto se uno non è nato ricco o non ne ha saputi fare attraverso una professione prima di approdare in Parlamento.

Chi teorizza che i soldi non sono tutto o è perché ne ha davvero tanti o perché ne ha talmente pochi che in qualche modo deve darsi una giustificazione. E tra quest’ultimi – sono in maggioranza, nella politica – chi scopre l’agiatezza, col cavolo che è disposto a mollarla. Il problema dell’implosione dei Cinque Stelle è innanzitutto economico, al di là delle ciance. Passata la sbornia moralista – il famoso «onestà, onestà» – deputati e senatori grillini senza futuro si sono resi conto che guadagnare quindicimila euro al mese è meglio che incassarne solo metà e così hanno sospeso alla chetichella di versare l’altra metà nelle casse di Di Maio e di Casaleggio come pattuito al momento della nomina. Il loro ragionamento ora è: se mi espellete fate pure, passo nel gruppo misto, guadagno il doppio e nessuno mi rompe le scatole un giorno sì e l’altro pure.

Del resto il loro capo Beppe Grillo si è tirato fuori da responsabile del blog Cinque Stelle proprio per non dovere mettere mano al portafogli per le onerose condanne delle numerose querele. E un’ex ministra grillina, Elisabetta Trenta, non ha ancora lasciato la lussuosa casa ottenuta con un piccolo inganno quando era responsabile della Difesa.

E che dire della deputata Yana Ehm: non paga le quote da un anno ma ha trascorso le vacanze alle Maldive con tanto di post per fare vedere ai vicini di casa che lei ora è nel mondo dei ricchi.

Matteo Renzi non è da meno. Vanno bene gli ideali, ma anche per lui ora è meglio il portafogli. La sua denuncia dei redditi è in breve passata da cento a ottocentomila euro a suon di gettoni per comparsate e conferenze. E siccome l’appetito vien mangiando ha deciso di aumentare il bottino querelando – con richiesta di maxi risarcimenti – chiunque lo critichi (a volte basta citarlo). Davvero si può pensare che gente così metta fine alla legislatura per ragioni di onore, coerenza o scelte politiche? Ma va’ là, a chi la vogliono raccontare. L’unica verifica che conta è quella del conto in banca. E su quel fronte, per loro, il barometro segna sempre bel tempo.

il giornale.it

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