Restituzioni M5S, i trucchi dei parlamentari per non pagare: “Detraggono pure le scarpe”

Le recriminazioni degli attivisti, le minacce dei probiviri, le smentite dei diretti interessati e gli immancabili veleni. C’è tutto questo, ma non solo, nell’infinita pantomima delle restituzioni dei soldi al M5S da parte dei parlamentari grillini. Perché, in tempi di addii e nuovi gruppi, essere in regola o meno con i pagamenti diventa anche indicatore delle intenzioni politiche del singolo moroso.

Solo il 12% dei parlamentari in regola coi pagamenti

A fare i conti in tasca al M5S ci ha pensato il Corriere della Sera, che, dopo aver monitorato il sito tirendiconto.it, ha rivelato che solo il 12% dei parlamentari è in regola con le restituzioni. “È ovvio che si appresta a lasciare la casa natìa, lo farà con il portafogli pieno, senza aver versato balzelli vari a un Movimento nel quale non si riconosce più”, si legge sul CorSera. “È possibile – prosegue l’articolo – che un effetto collaterale dell’ultimatum (pagare entro il 31 dicembre) sia portare allo scoperto il nucleo di dissenso radicale”. Fra i morosi c’è un po’ di tutto: ribelli, ex ministri, ministri in carica, notabili di varia impostazione. Da Lorenzo Fioramonti a Federico D’Incà, da Nunzia Catalfo ad Alfonso Bonafede. Da Mario Giarrusso a Lello Ciampolillo, da Danilo Toninelli a Luigi Di Marzio, da Vito Crimi a Giulia Grillo. C’è poi il caso ormai famoso della deputata Yana Chiara Ehm, massacrata per le foto delle vacanze alle Maldive, quando ancora deve 23mila euro al Movimento. Tra loro c’è anche chi, come Carla Ruocco, contesta il fatto che il sito non sia aggiornato.

“Nel M5S mettono in detrazione anche i vestiti”

Comunque sia, l’elenco dei parlamentari che non sono in regola è così lungo che si fa prima a dire che solo 39 sono a posto. E pure fra questi vi sarebbe chi non la racconta totalmente giusta.

“Tanti tra i rendicontisti più diligenti portano in detrazione tra le spese di mandato alla Camera i 300 euro mensili per Rousseau”, ha scritto su Facebook la parlamentare del gruppo Misto Veronica Giannone, espulsa dal M5S mesi fa. Commentando le polemiche di questi ultimi giorni sulle restituzioni degli eletti grillini, Giannone ha sostenuto che tra i deputati M5S ci sarebbe chi “inserisce sul Tirendiconto le spese degli abiti, delle scarpe, come fossero spese di rappresentanza”. “Ricordo – ha spiegato all’Adnkronos – che durante una riunione vi fu chi chiese di inserire le spese di abbigliamento in rendicontazione come spese di rappresentanza”.

I grillini “scalano” pure il rimborso a Rousseau

In altra occasione, poi, “lamentandoci con alcuni colleghi della perdita di tempo nello scannerizzare e allegare fattura dopo fattura, o altri documenti per la rendicontazione – ha proseguito Giannone – qualcuno disse che era più semplice e veloce fare gli screenshot delle spese effettuate, tramite l’applicazione della banca, cancellando le specifiche e lasciando solo data e importo”. “So per certo – ha poi aggiunto – che alcuni parlamentari inseriscono la ricevuta della donazione a Rousseau tra le spese di mandato della Camera dei deputati”. La deputata del Misto ha chiarito di non avere “prove che documentino quanto asserisco, ma se così non fosse, rendessero pubbliche le rendicontazioni. Sarei disposta a scusarmi se sbagliassi. Non credo – ha concluso – capiterà mai”.

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