New York, attacco nella casa del rabbino: persone ferite col machete

Un colpo via l’altro. Tutti inferti con il machete che brandiva mano quando è entrato nella casa di un rabbino a pochi passi dalla sinagoga di Monsey, una cittadina di appena 18mila abitanti che si trova nella contea di Rockland, a una cinquantina di chilometri a nord di New York.

La furia dell’aggressore, un afroamericano che è stato successivamente arrestato dopo essere fuggito nel quartiere di Harlem, si è abbattuta sulle persone che si trovavano all’interno. Ne ha ferite cinque, tutti ebrei chassidisti, due dei quali si trovano ora ricoverati in ospedale e sono in gravi condizioni, nel giorno della festa per la settima giornata delle celebrazioni di Hanukkah.

“Sono inorridito – ha commentato il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo – si tratta di un atto spregegole e codardo”. Quello di questa sera, però, è solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi contro i membri della comunità ebraica che questa settimana si sono consumati nella Grande Mela. Tornando a promettere “tolleranza zero verso tali atti di odio”, Cuomo ha ricordato che “l’antisemitismo e l’intolleranza di qualsiasi tipo sono ripugnanti per i valori di inclusione e diversità” che contraddistinguono l’America. La brutale e sanguinaria aggressione a Monsey, che si trova in una contea dove il 31% della popolazione è ebrea e la concentrazione degli ultraortodossi è tra le più alte di tutto il Paese, ha avuto inizio alle 22 di ieri sera (le 4 in Italia) quando, all’interno della casa del rabbino, erano presenti un centinaio di persone per celebrare Hannukkah. In mano brandiva un coltellaccio che, come racconta il 65enne Aron Kohn, aveva “la dimensione di un manico di scopa”. Tra le cinque persone colpite con il machete c’è anche, come riferito da Yossi Gestetner, co-fondatore del OJPAC per la regione della Hudson Valley, il figlio del rabbino.

Subito dopo il primo attacco, l’afroamericano ha cercato anche di entrare nella sinagoga che si trova nelle vicinanze dell’abitazione. “Le persone che si trovavano all’interno del tempio – ha riferito un testimone al New York Times – dopo aver sentito le urla provenienti dalla casa del rabbino, spaventate, hanno chiuso la porta e l’aggressore non è riuscito ad entrare”.

il giornale.it

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